“È comprensibile che in occasione della morte di persone che hanno ricoperto ruoli istituzionali di primo piano le istituzioni le commemorino. Ma le istituzioni sono fatte di persone, ed è legittimo che queste facciano i conti con il significato delle storie personali”. Umberto Ambrosoli resta fuori. Il figlio dell’ ”eroe borghese” non partecipa alla commemorazione del Consiglio regionale lombardo per Giulio Andreotti. I motivi li ha spiegati con queste parole.

Dietro questa scelta, le ombre dei rapporti dell’ex senatore a vita con Michele Sindona, il mandante dell’omicidio di suo padre Giorgio Ambrosoli. Cioè colui che aveva il compito di liquidare per conto dello stato il patrimonio di Sindona, che per questo lo fece assassinare l’11 luglio 1979 da un malavitoso americano.

“In termini romaneschi, se l’è andata cercando” aveva detto Andreotti sull’omicidio del padre dell’attuale capogruppo dell’opposizione a Palazzo Lombardia. La frase, ripresa da “La storia siamo noi”, il programma tv di Giovanni Minoli, era stata pronunciata a settembre del 2010 e aveva suscitato già tante polemiche nel mondo politico.

Lo stesso Andreotti era poi tornato sulle sue parole: «Sono molto dispiaciuto che una mia espressione di gergo romanesco abbia causato un grave fraintendimento sulle mie valutazioni delle tragiche circostanze della morte del dottor Ambrosoli». E aveva aggiunto: “Intendevo fare riferimento ai gravi rischi ai quali il dottor Ambrosoli si era consapevolmente esposto con il difficile incarico assunto”.


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Tutti i consiglieri, compreso il governatore Roberto Maroni, hanno ascoltato in piedi, martedì mattina, il discorso di commemorazione letto dal presidente del consiglio regionale Raffaele Cattaneo (Pdl): “Con la sua scomparsa – ha detto in un passaggio – se ne va un pezzo di storia italiana che appartiene a tutti, amici e avversari politici. Al di là delle opinioni differenti che legittimamente si possono avere sulle ombre e sulle vicende giudiziarie che ne hanno segnato la vita negli ultimi anni, sono comunque esemplari la temperanza, il rispetto delle istituzioni (inclusa la magistratura) e l’umiltà con cui ha affrontato il giudizio dei tribunali”.

A margine della cerimonia, Umberto Ambrosoli ha ribadito ai giornalisti che “ci sono lati oscuri della vita di Andreotti verso i quali ciascuno ha la sua sensibilità al di là del rispetto per una persona deceduta: Questi elementi continuano anche nel momento del ricordo, pur senza polemiche”. E sul profilo Facebook dell’ex candidato governatore del centrosinistra, cominciano ad arrivare messaggi di solidarietà: “Un signor gesto, doveroso, di grande rispetto per tuo padre”, ha scritto qualcuno.

Enrico Tata