Poco più di un anno fa quattro operai della Lamina spa morivano sul luogo di lavoro per intossicazione dovuta all’inalazione di gas argon. Per ricordarli, Fiom Milano ha presentato in anteprima giovedì 31 gennaio, alla Camera del Lavoro, il documentario “Mai più”, in cui i registi Antonio Pacor e Bettina Gozzano interrogano lavoratori e sindacalisti su come affrontare il gigantesco problema degli incidenti sul lavoro: 1450 eventi mortali nel solo 2018.

I fatti – Il 16 gennaio 2018 Marco Santamaria, Giuseppe Setzu e i fratelli Arrigo e Giancarlo Barbieri morivano asfissiati dal gas argon nella sede di Via Rho della Lamina spa, un’azienda specializzata nella lavorazione dell’acciaio. I quattro operai, entrati nel forno per la laminatura dei metalli, non si erano accorti della fuoriuscita di gas a causa del mancato segnale d’allarme. Le indagini si sono chiuse lo scorso luglio con la richiesta di rinvio a giudizio per Roberto Sammarchi, rappresentante legale dell’azienda, accusato di omicidio plurimo colposo aggravato dalla violazione della legge in materia di sicurezza.

“Mai più” – Iltitolo del progetto lancia un monito: Milano non dimentichi le morti dei suoi lavoratori. Solo così vicende del genere lasceranno le nostre cronache. Come? Secondo la segretaria generale della Fiom meneghina Roberta Turi, è necessario «non cadere nell’indifferenza, perché con l’indifferenza non vi è cambiamento». Nei 27 minuti di riprese, si alternano le testimonianze di lavoratori e di esponenti del sindacato dei metalmeccanici. Su un punto, tutti d’accordo. Non si può uscire di casa per andare al lavoro e non tornare più. Perché le leggi ci sono. Quel che manca è la loro applicazione in azienda, insieme a una cultura della sicurezza che, complice la crisi economica, passa in secondo piano. Oggi più che mai la tematica è rilevante. Sui 13 mila incidenti mortali degli ultimi 10 anni, 1450 si sono verificati nel 2018, con un +10% rispetto al 2017 (in testa, Lombardia e Veneto). Nei primi 30 giorni del 2019 se ne contano 45. Per questo Fiom spera che il documentario possa uscire dal circuito sindacale ed essere trasmesso nelle scuole, nelle istituzioni e tra la cittadinanza, risvegliando così la coscienza collettiva su una tematica spesso dimenticata.