Roberto Maroni, neo presidente della Regione Lombardia

Roberto Maroni, neo presidente della Regione Lombardia

Un primo incontro per parlare di Expo e dintorni. Giovedì 7 marzo, Giuliano Pisapia e Roberto Maroni faccia a faccia. Il sindaco democratico e il presidente leghista si sono incontrati a Palazzo Marino, sede del comune di Milano. Un capoluogo dove Maroni non può dire di essere troppo popolare – ha preso solo il 34,5 per cento dei voti, contro il 48,34 di Ambrosoli – ma che è chiamato ugualmente a governare. Magari collaborando con l’amministrazione comunale di centrosinistra.

Arrivato poco dopo le 11, Maroni ha dribblato la folla di giornalisti senza lasciare dichiarazioni. D’altronde era stato lui stesso ad anticipare, con un tweet, la riunione. «Domani incontro Pisapia per scambio di opinioni su Expo e dintorni. Poi nel pomeriggio riunione plenaria con i dirigenti della Regione», ha scritto Maroni il 6 pomeriggio.

L’urgenza di un vertice lombardo sul tema era stata sollecitata, proprio quel giorno, da Giuseppe Sala, amministratore delegato di Expo 2015. Le aree di Rho Pero, dove verrà ospitata la manifestazione, sono infatti di proprietà di Comune e Regione e dopo l’evento ci saranno delle strutture da utilizzare con criterio. Per evitare sprechi e inutilizzi, Sala suggerisce a Pisapia e Maroni di mettersi d’accordo fin da subito.«Uno dei primi compiti che il nuovo presidente della Regione e il nuovo governo della Regione avranno, con il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, sarà quello di ragionare sul post Expo», ha spiegato Sala.

Lo spettro è quello di Atene e Torino, due esempi illustri da non imitare. Dopo aver ospitato rispettivamente i Giochi olimpici estivi del 2004 e quelli invernali del 2006, le due città si sono ritrovate con strutture troppo care da mantenere. Il risultato è un elenco di impianti costosi e moderni lasciati a marcire nel limbo dei lavori in corso, con «data d’apertura da destinarsi».

In contemporanea al vertice Maroni-Pisapia, a Palazzo Lombardia, sede della regione, c’era chi faceva un bilancio dell’era Formigoni. «Dopo 18 anni di governo, lasciamo un bilancio coi conti in ordine», ha detto il governatore uscente. «Le casse sono in equilibrio, senza buchi né nel bilancio della Regione Lombardia né in quello delle aziende sanitarie né in quello delle aziende ospedaliere né di quelle partecipate». Nella conferenza stampa di fine mandato, Formigoni ha aggiunto: «Cl non ha avuto alcuna influenza sulla sanità lombarda, ho governato insieme ai miei assessori prendendomi la responsabilità nel bene e nel male». Come prova del buon bilancio lasciato in eredità, Formigoni ha presentato quattro documenti: una relazione di fine legislatura approvata dalla sua Giunta e tre pareri esterni positivi di Corte dei Conti, Moody’s e Deloitte & Touche.

Susanna Combusti