MILANO – «Diecimila volte meglio far fallire la vostra azienda: avete l’occasione di ripartire da zero. Se li fate entrare, anche in quota di minoranza sarà l’inizio della fine. Faranno pressione anche sui vostri cari per farvela cedere». E’ l’appello che il Procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, ha voluto rivolgere nei giorni scorsi a Milano agli imprenditori lombardi costretti, dalla crisi economica, a cedere quote delle proprie aziende anche alla ‘ndrangheta.

Gratteri vive sotto scorta da più di vent’anni. Si occupa di ‘ndrangheta, non solo con grandi inchieste, ma anche con incontri pubblici, per grandi e piccini, ogni qualvolta può, e con libri molto apprezzati. Nei giorni scorsi insieme al giornalista esperto di storia delle organizzazioni criminali, Antonio Nicaso, ha presentato a Milano il libro “Dire e non dire”, l’ultimo testo che hanno scritto insieme.

Nell’incontro alla Feltrinelli di Piazza Piemonte, Gratteri ha ribadito il suo scetticismo: «Con questo ordinamento penale, giudiziario e scolastico le mafie finiranno quando non ci sarà più l’uomo sulla Terra». Antonio Nicaso ha tratteggiato un profilo della ‘ndrangheta dal suo arrivo in Lombardia: «Dalla metà degli anni ’50 e ha cominciato a fare tutto quello che faceva in Calabria. Se è riuscita ad affermarsi anche qui, è perché la ‘ndrangheta serviva a qualcuno».

Gratteri e Nicaso hanno parlato oltre che del linguaggio dei mafiosi anche dei giovani e la mafia, dei matrimoni combinati che «spesso bloccano sanguinose faide di ‘ndrangheta», del rapporto con la politica: «E’ cambiato – ha detto il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria -. Anni fa gli ‘ndranghetisti offrivano pacchetti di voti ai politici in cambio di piccole cose . Oggi sono molti candidati che vanno a casa di mafiosi a chiedere il loro sostegno».

Luigi Brindisi