«Milan l’è on gran Milan», cantava Giovanni D’Anzi nell’Italia mussoliniana della seconda guerra mondiale. Oggi, la distanza da quel lontano 1939, non è mai stata così poca. La città delle «mille guglie bianche» ha ottenuto la medaglia d’oro come provincia più vivibile d’Italia, in base alla consueta indagine de Il Sole 24 ore.

L’indagine – Come ogni anno dal 1990, il quotidiano economico ha pubblicato la classifica delle province italiane in base alla vivibilità, tenendo conto di 42 parametri suddivisi in sei macro-aree: «Ricchezza e consumi», «Affari e lavoro», «Ambiente e servizi», «Demografia e società», «Giustizia e sicurezza», «Cultura e tempo libero».

Il NordPer la prima volta in 28 anni, Milano ottiene il primato per la qualità della vita, superando Belluno, vincitrice lo scorso anno, e le pluripremiate Trento e Bolzano, che quest’anno si attestano comunque tra i primi posti della graduatoria. Più in generale, le prime trenta posizioni sono occupate dal Triveneto, le cui province, a eccezione di Venezia a Rovigo, confermano d’essere tra le più vivibili d’Italia. 

Il Sud – Risultati molto meno confortanti per il Sud che, rispetto agli anni passati, aumenta decisamente il divario con il settentrione. La prima provincia centro-meridionale a comparire in classifica è solo ventunesima ed è Roma. Precipitano in fondo alla graduatoria le città pugliesi: Brindisi, BAT (Barletta-Andria-Trani), Taranto e Foggia compaiono tra le ultime dieci posizioni, mentre l’ultima ruota del carro è Vibo Valentia, che ha scalzato Caserta.

I parametri – I 42 indicatori utilizzati per valutare le province italiane ne caratterizzano il benessere come fenomeno economico-sociale a varie dimensioni. Questo spiega il fatto che ogni città, a prescindere dal risultato finale, abbia ottenuto spesso posizioni diverse a seconda delle aree tematiche prese in considerazione. Non fa eccezione nemmeno Milano, che spicca per i redditi pro capite e per i consumi in beni durevoli delle famiglie, ma è ultima per il costo medio degli affitti. La smart city per eccellenza non è dunque priva di pecche: se Il Sole la colloca al terzo posto «per tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni (pari al 69,5%)», la annovera comunque tra le province meno sicure d’Italia, «seconda solo a Napoli per le rapine». Su una cosa, però, i milanesi continuano a dare il buon esempio: la partecipazione alla cultura. La città ambrosiana è tra le primissime del Paese per spesa al botteghino in spettacoli.