
Case popolari in zona viale Argonne, Milano
Non solo affitti proibitivi e prezzi d’acquisto troppo alti: l‘emergenza abitativa di Milano colpisce anche le case popolari. Nel 2023 gli alloggi disponibili saranno 1.680 (di cui 480 di MM, l’ente comunale di gestione delle case popolari, e 1.200 di Aler, il corrispettivo ente regionale), ma tante altre sono vuote, rappresentando un costo per il Comune e un’opportunità mancata per chi ne ha bisogno. Tra le cause di questo problema c’è lo stato delle abitazioni: molte necessitano interventi di ristrutturazione, che sono, però, irrealizzabili per mancanza di fondi. La legge regionale vigente prevede che le case non assegnabili per carenza di manutenzione possano essere messe a bando, a patto che il costo dell’intervento non superi gli 8 mila euro e sia a carico dell’assegnatario, cui verrebbe poi decurtato l’importo dal canone di locazione. Secondo il «Piano annuale dell’offerta dei servizi abitativi pubblici e sociali» pubblicato dal Comune, le abitazioni che si trovano in questo limbo sono 50, ma il dato, di fatto, potrebbe aumentare. Moltissime case, infatti, hanno bisogno di interventi per oltre 8 mila euro e «qualora Regione Lombardia dovesse modificare in aumento l’attuale soglia relativa ai costi manutentivi», il numero di alloggi assegnabili crescerebbe.
Uno sguardo al futuro – Secondo il report del Comune, MM e Aler gestiscono rispettivamente 27.965 e 36.371 abitazioni, delle quali oltre 12 mila sono vuote. Uno spreco, sostiene l’assessore alla Casa e Piano quartieri Pierfrancesco Maran. È per questo che sono al vaglio ipotesi di valorizzazione alternativa del patrimonio abitativo della città, coniugando l’esigenza di dare un senso a queste case con l’obiettivo di risolvere problematiche sociali. Uno dei progetti che verranno ridiscussi nel prossimo «Piano triennale per l’emergenza abitativa 2023-2025» è «Casa ai lavoratori», che prevede l’assegnazione di abitazioni del Comune o della Regione a persone in difficoltà economica che non hanno i requisiti per accedere alle case popolari ma che non possono nemmeno trovare una soluzione sul mercato. L’idea è nata dall’osservazione che «L’annosa assenza di un Piano Nazionale della Casa e la stagnazione del livello dei salari fa sì che la città di Milano, che pure più di tutte nel nostro Paese offre opportunità occupazionali, sia in sofferenza rispetto all’offerta abitativa per i lavoratori a medio e basso reddito». Così, ha sottolineato Maran, si eviterebbe la «espulsione» dalla città di una fascia di popolazione sempre più ampia, di cui fanno parte anche molti giovani. In questo senso, il Comune ha approvato un finanziamento di 3.316.536,15 euro per «sostenere giovani under 35 nell’accesso e mantenimento di una casa in locazione a canone concordato». Un altro progetto avanzato nel «Piano annuale» è quello di utilizzare le case vuote per dare una residenza stabile a donne e minori vittime di violenza «che non hanno bisogno di percorsi di comunità, ma semplicemente di un nuovo domicilio che garantisca l’avvio di un percorso di autonomia».
Lotta agli abusivi – Quello delle abitazioni vuote da ristrutturare e riassegnare non è l’unica questione che riguarda le case popolari a Milano. Il problema dell’occupazione abusiva degli alloggi, infatti, persiste, anche se in netto calo. Nel 2014 le case occupate gestite da MM erano 1.740, nel 2022 «solo» 586. La maggior parte delle persone allontanate, però, si trova in condizione di estrema difficoltà e rimane comunque bisognosa di una casa popolare.