6 ore di concentrazione e adrenalina. Le ultime 6 che gli studenti del quinto anno delle superiori passeranno con una penna e un foglio in mano di fronte ai loro professori. Dopo due anni di Dad e pandemia, quest’anno alla maturità tornano gli scritti. Il 22 giugno è il turno della seconda prova: Seneca, funzioni e inglese per più di 536mila maturandi. Tante le emozioni degli studenti, tra paura ed entusiasmo. Abbiamo scelto di raccogliere quelle dei ragazzi del liceo I.I.S. Giulio Casiraghi di Cinisello Balsamo (MI), che comprende classico, scientifico e linguistico.

Studenti fuori dal Liceo Casiraghi dopo la seconda prova. Foto di Marta Di Donfrancesco

«Abbiamo iniziato alle 9 meno cinque e quindi avevamo tempo circa fino alle 15», dicono a La Sestina i ragazzi del Casiraghi. L’aria che si respira fuori dalle aule è pesante, più per il caldo che per l’atmosfera tra gli studenti. «Adesso ho il cervello …» stanco, fa intendere con le mani Nicole Balconi, studentessa del linguistico. «La difficoltà più grande era la produzione scritta perché era facile cadere nella banalità», aggiunge. Ma l’ostacolo della prova non è stato sufficiente a smorzare la soddisfazione di aver lasciato l’aula che si avverte nelle sue parole. Balconi è tra i primi ad aver finito. A quasi mezz’ora dal suono della campanella, nell’istituto regna ancora il silenzio. Chi finisce inizia a raggrupparsi nel cortile, noncurante del caldo, a chiedersi: «Com’è andata?». Non tutti, però: alcuni preferiscono «scappare», dalla scuola e dai microfoni dei cronisti. Simone Biassoni, del liceo classico, non vede l’ora di tornare a casa, ma è troppa la curiosità di sapere come sono andati i suoi amici. Nell’attesa, ci racconta della sua esperienza con il latino nella recente modalità con l’analisi del testo: «Le domande sicuramente hanno aiutato perché, se sulla traduzione potevi avere qualche difficoltà, quando vedevi le domande inquadravi meglio l’autore e questo aiutava con la versione. Quindi secondo me è un’innovazione che comunque porta un aiuto». Seneca «è sempre meglio di Tacito», secondo Sara De Donno del liceo classico.

Mentre per il linguistico c’è meno soddisfazione per la traccia, come racconta Matteo Concas: «Le tracce mi hanno un po’ deluso, ma sono riuscito comunque a raccontare delle cose, anche collegandomi a quello che abbiamo studiato durante l’anno». Si torna alle prove scritte, quindi, dopo due anni di assenza causati dal Covid. E se qualcuno li accoglie con felicità perché servono ad alzare il voto, altri preferiscono la maturità con le modalità della pandemia, dove ci si giocava tutto in un solo esame orale. È quanto ammette anche Korin Ravagnani, che oggi si è confrontata con la prova di matematica: «Secondo me le prove scritte in generale non sono necessarie, però ci sono toccate, le abbiamo fatte e va bene così». E adesso c’è attesa per l’orale, l’ultima interrogazione prima di salutare la scuola che sorge all’ombra del Parco Nord di Milano.