Sei targhe per terra che ricorderanno ai passanti gli orrori del nazifascismo. Il Comune di Milano installerà delle “pietre d’inciampo” per le vie della città, giovedì 19 gennaio. Sampietrini rivestiti di ottone collocati di fronte alle abitazioni di chi ha subito persecuzioni per la propria etnia o credo politico.

La prima targa. A mezzogiorno, le sei targhe saranno poste nelle vie dove abitavano altrettante vittime milanesi prima di essere deportate nei campi di concentramento. Il primo sarà inserito nell’asfalto a corso Magenta 55, oggi sede della Cairo editore, che fu la casa di Alberto Segre, morto ad Auschwitz nel 1944. Con lui partì la figlia Liliana, allora 14enne, sopravvissuta al campo di concentramento e oggi presidente del comitato milanese “Pietre di inciampo”.

Gli altri perseguitati. Le altre pietre, cinque, saranno dedicate alla memoria di Gianluigi Banfi, (Via dei Chiostri 2), Adele Basevi Lombroso (Via Vespri Siciliani 71), Dante Coen (Via Plinio 20), Melchiorre De Giuli (Via Milazzo 4), Giuseppe Lenzi (Via Spontini 8). I nomi, scelti da un comitato scientifico formato da 13 associazioni, comprese l’Anpi (Associazione nazionale dei partigiani italiani) e la Fondazione memoriale della Shoa, saranno i primi di una lunga serie. Per i prossimi cinque anni il comitato milanese “Pietre di inciampo” spera di installare tra i 12 e 24 sampietrini l’anno fino al 2022

Stolpersteine Create dal berlinese Gunter Denmig, sono più di 56mila le Stolpersteine che ricoprono le strade di tutta Europa. La prima a Colonia nel 1992, la numero 50mila a Torino, mentre Roma è la città italiana che ne ha di più: 237 . Un museo diffuso che coinvolge 610 città in 19 Paesi colpiti dall’orrore nazista. Al costo di 120 euro, la targa laminata in ottone riporta oltre al canonico nome della vittima con il luogo, la data di nascita e quella di morte, anche l’anniversario della deportazione.

Critiche. La pietra d’inciampo è simbolo che costringe ogni giorno a ricordare persecuzioni nazifasciste. Non solo ai passanti ma anche alle famiglie delle vittime. Un ricordo per alcuni troppo forte da sopportare. Per questo la comunità ebraica di Monaco di Baviera le ha bandite dal 2004. Da 12 anni solo le famiglie disposte a convivere con il dolore possono installare la targa, ma all’interno della propria abitazione.

Percorso delle Memoria. Ferruccio de Bortoli, presidente della fondazione Memoriale della Shoah, ha commentato l’iniziativa del Comune: “Penso che sia una scelta doverosa, anche se forse un po’ tardiva. Queste pietre d’inciampo rappresentano un percorso della Memoria per ridare dignità a quelli che l’hanno persa nella nostra città quando sono state caricate su un camion e messe dentro un vagone blindato, mentre la comunità milanese, intimorita, guardava da un’altra parte.”