Credits: Festival del Cinema Africano, d'Asia e America Latina (FCAAAL)

Credits: Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina (FCAAAL)

Dalle periferie di Lima ai quartieri popolari del Cairo, passando per un piccolo villaggio dello Sri Lanka e per i vicoli di Dacca. Sono solo alcuni dei luoghi che si incrociano nel viaggio intorno al mondo che è il Festival del cinema africano, d’Asia e America Latina, in programma dal 19 al 26 marzo a Milano. Fondata nel 1991, la kermesse cinematografica è arrivata alla 27^ edizione e ha come protagonisti tre continenti di cui, spiega la co-direttrice artistica Alessandra Speciale, «vogliamo presentare un punto di vista locale e non mediato dalla mentalità occidentale ed europea».

“Là dove pulsa il futuro” – In questo senso va anche il claim “Where future beats”, là dove il futuro pulsa: «L’idea», continua Speciale, «è quella di cambiare la percezione che abbiamo di Africa, Asia e America Latina. Nella convinzione che il cambiamento nella percezione possa contribuire a cambiare almeno un po’ il futuro di questi tre continenti. Beat quindi come il battito del cuore di Paesi in trasformazione, ma anche come giovani generazioni di ribelli. La Storia, infatti, ci insegna che le rivoluzioni, i sovvertimenti degli schemi, arrivano dal Sud a risvegliare la nostra Europa». In un mondo concentrato soprattutto sull’Occidente, i Paesi africani, asiatici e sudamericani «conquistano la ribalta soltanto quando sono coinvolti in grosse tragedie naturali oppure nelle guerre. Grazie ai registi che partecipano al Festival, invece, abbiamo l’opportunità di incontrare il lato più innovativo di questi tre continenti. Con un punto di vista che non dimentica i problemi, ma li presenta sotto un’altra prospettiva».

La sezione per i registi italiani – Sono sessanta i titoli selezionati tra film e video, divisi in otto sezioni per un montepremi complessivo di 20mila euro. Dal concorso principale “Finestre sul mondo”, dedicato ai lungometraggi firmati da registi provenienti dai tre continenti, alla sezione “Extr’A – Razzismo Brutta Storia”, rivolta ai film di registi italiani o residenti in Italia che trattino i temi dell’immigrazione e del dialogo interculturale. «Non ci interessavano reportage o lavori su commissione, abbiamo selezionato 19 produzioni privilegiando una certa capacità autoriale – spiega Speciale – Cercavamo ricerca di linguaggi diversi, distanti da ciò che vediamo solitamente in tv». La sezione “Extr’A” festeggia quest’anno il decimo anniversario: è nata nel 2007 con l’esigenza di esplorare il punto di vista di chi sta in Italia e di capire le fonti di ispirazione dei registi italiani che vanno a girare film in questi tre continenti. E l’interesse per le tematiche legate ad Africa, Asia e America Latina è cresciuto molto degli ultimi anni: «Se pochi anni fa i film che trovavamo erano relativamente pochi, quest’anno ne abbiamo ricevuti 70», spiega ancora la co-direttrice.

“I Am Not Your Negro” – La 27^ edizione della kermesse, nata nel 1991 come festival del cinema africano e dal 2005 aperta anche a Asia e America Latina («c’era l’esigenza di internazionalizzarci e di non “ghettizzare” i registi africani»), parte domenica 19 marzo con l’inaugurazione degli spazi (tra i quali anche la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli) e delle mostre fotografiche collegate all’evento. Il film di apertura, in proiezione lunedì 20, sarà l’anteprima italiana di I Am Not Your Negro, film candidato all’Oscar per Miglior Documentario 2017. La pellicola del regista haitiano Raoul Peck esplora il tema delle relazioni razziali negli Stati Uniti attraverso i ricordi di James Baldwin e dei leader che hanno combattuto per i diritti civili Medgar Evers, Malcolm X e Martin Luther King.