Un anno e quattro mesi di reclusione. Oltre al conseguente licenziamento disciplinare. È la condanna che il gup di Milano Paolo Guidi ha stabilito per Giorgio Barzoi, il primario ‘assenteista’ dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano. Che, nel 2013, avrebbe saltato 145 giornate lavorative grazie anche alla complicità di una collega, Roberta Tuveri, condannata dal giudice a otto mesi di carcere.
Timbrava (o si faceva timbrare) il cartellino e poi si allontanava dalla struttura. Oppure presentava autocertificazioni che attestavano la propria presenza nel reparto di anestesia e rianimazione, quando in realtà si trovava altrove.
Il primario, già contestato su Facebook da medici e infermieri dell’ospedale, ha scelto di essere processato con rito abbreviato (che consente lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna). E si è difeso specificando che il suo contratto non lo retribuiva in base alle ore di presenza fisica (38 minime), ma in base agli obiettivi. Che, nel corso della sua carriera, sono stati «tutti centrati». Per questo motivo, il gup ha dovuto riqualificare il reato da truffa allo Stato a falsa attestazione o certificazione della presenza in servizio. Una figura di reato stabilita dalla «legge Brunetta», approvata nel 2009 e rimasta in letargo per sei anni. Fino all’11 Maggio 2015, con la condanna di Barzoi. Che dovrà, inoltre, versare all’ospedale milanese un risarcimento di 30.000 euro, somma pari allo stipendio percepito «ingiustamente».
Andrea Cominetti