La Corte Costituzionale ha bocciato la legge lombarda sulla regolamentazione dei luoghi di culto. Le motivazioni ancora non sono state pubblicate, ma la Regione Lombardia ha già annunciato di non voler fare un passo indietro. I toni si sono fatti accesi, con Lega Nord e Fratelli d’Italia sul piede di guerra contro una decisione che è già stata tacciata dal segretario regionale del Carroccio, Paolo Grimoldi, di essere «l’ennesima ingerenza politica di Roma».

La notizia della decisione della Consulta è arrivata il 24 febbraio e al Pirellone ha lasciato molti interdetti. L’assessore all’Urbanistica, Viviana Beccalossi (FdI), si è detta «costernata di dover commentare una sentenza che non abbiamo ancora in mano». Roberto Maroni, presidente della Regione, non ha esitato a usare toni più forti, con un tweet che attinge all’armamentario retorico classico della Lega Nord:

Il governatore Roberto Maroni accusa i giudici della Corte Costituzionale di essere «contro la Lombardia»

Il governatore Roberto Maroni accusa i giudici della Corte Costituzionale di essere «contro la Lombardia»

Ma già nel pomeriggio Maroni ha smorzato i toni, precisando a più riprese che «la legge non è contro la libertà di religione, ma serve a dettare regole certe perché tutti possano fare in modo corretto ciò che ritengono di fare». Secondo la Regione l’obiettivo era e rimane quello di «evitare moschee abusive o luoghi di predicazione del fanatismo e del terrorismo». La legge respinta dalla Consulta imponeva il rispetto di standard particolarmente restrittivi, ad esempio l’obbligo di costruire un parcheggio di superficie doppia rispetto a quella del luogo di culto. Richieste che secondo alcuni osservatori rivelerebbero i reali fini della maggioranza lombarda. Cioè rendere più difficile e costoso, per la comunità islamica, dotarsi di nuove moschee. Non a caso l’opposizione ha avuto parole dure contro la legge, che per Eugenio Casalino del Movimento 5 Stelle era «vergognosa». Critico anche il centrosinistra, con Umberto Ambrosoli che parla di «figuraccia» per Maroni.

In attesa delle motivazioni della Corte Costituzionale è difficile prevedere quali aspetti della legge dovranno essere limati o stralciati. Ma la Regione ribadisce di non voler rinunciare a regolamentare la questione.

Il tema della costruzione di nuovi luoghi di culto, e in particolare di moschee, è divisivo quanto sentito dalla popolazione, soprattutto a Milano dove il Comune ha lanciato da poco un bando per assegnare alle comunità religiose alcune nuove aree della città. Una parte dell’opinione pubblica lombarda non ha mancato di schierarsi dalla parte della Regione. Il 25 febbraio Libero ha titolato provocatoriamente «10, 100, 1000 moschee» accusando la Corte Costituzionale di ritenere «il politicamente corretto più importante della nostra sicurezza». La diocesi di Milano, invece, ha invitato a non strumentalizzare il tema. Intervistato da Repubblica, Don Giampiero Alberti, coordinatore del Centro ambrosiano di dialogo con le religioni, ha ricordato che «anche l’arcivescovo Scola, seppure con tutta la prudenza e i controlli del caso, ha sottolineato la necessità che gli islamici abbiano la dignità della preghiera». E ha aggiunto: «La paura è comprensibile, ma affrontando il problema, incontrando i vari gruppi e confrontandosi con loro, tutto diventa possibile».

Chiara Severgnini