Perché una laurea honoris causa in Comunicazione pubblica e d’impresa a don Ciotti, don Rigoldi e don Colmegna? Il motivo lo spiega Nando Dalla Chiesa nella sua laudatio di introduzione ai tre “don dell’Italia civile”, come decise di chiamarli un gruppo di studenti dell’Università di Milano.

I tre preti che hanno scelto gli ideali generosi, accanto agli ultimi, andandoli a cercare, accogliendo le richieste di aiuto, mettendo al loro servizio amore, speranza, resistenza fisica. La loro comunicazione è stata ed è “controcorrente, anticonvenzionale”, precisa Dalla Chiesa, docente alla facoltà di Scienze Politiche. “Una scelta che non frequenta l’inglese né grafici luminosi, è un sapere di prima mano che smuove le coscienze”. Nel silenzio pubblico passa dai fatti, semplicemente dalla quotidianità che si incrocia con le vite di senzatetto, malati, vittime di mafia, migranti, tossicodipendenti. “Il comportamento dà credibilità alla parola, il silenzio parla più delle parole. Il buon comunicatore persuade senza altri mezzi verso traguardi nuovi e importanti”.

Il “nuovo” spiega anche la seconda parte del titolo di laurea, ovvero l’impresa. Il professore cita Schumpeter, la sua teoria della funzione innovativa dell’attività imprenditoriale: quella che praticano anche Don Gino, Don Virginio e Don Luigi, “muovendo da una fortissima energia e spinta interiori, rompendo gli schemi dell’immaginazione pubblica e realizzando cose nuove, così che, dopo, la società non è più uguale a prima”. Attraverso la creazione di progetti e cooperative, come la Casa della Carità, l’associazione Libera, il gruppo Abele, questi tre “preti di trincea” hanno coinvolto gli emarginati, molti dei quali giovani, spesso in ostile solitudine, hanno reso le loro biografie personali biografie collettive. Hanno svolto le funzioni istituzionali comuni all’università: il servizio sociale e la formazione.

E proprio il conferimento della laurea da parte dell’accademia comunica a sua volta, conclude Dalla Chiesa, valori precisi. La centralità della solidarietà, della lotta coraggiosa contro la prepotenza e l’ingiustizia, il buon senso e la fatica. Un messaggio rivolto al Paese intero, soprattutto adesso, sotto il peso degli scandali di Mafia Capitale: “Questo evento assume un significato ancora più grande – commenta il figlio del generale Carlo Alberto a La Sestina (qui sotto in versione audio ndr) – I valori che loro rappresentano sono valori a cui è impossibile che l’istituzione pubblica non faccia riferimento”.

[audio:http://www.lasestina.unimi.it/wp-content/themes/max/images/2014/12/intervista-dalla-chiesa.mp3|titles=Intervista a Nando Dalla Chiesa]

Marta Latini