Mado Kabobo, 31 anni (Foto: corriere.it)

Sarà la perizia psichiatrica a stabilire per settembre se quel giorno del 11 maggio in cui il ghanese di 31 anni, Mada Kabobo, ha impugnato il piccone per uccidere tre persone, fosse mosso dalla follia. Oppure se ha scatenato quell’orrore omicida che ha scosso la quotidianità di un mattino di Niguarda in piena lucidità. Durante l’udienza del 6 giugno il gip di Milano Andrea Ghinetti ha incaricato uno psichiatra e una criminologa di effettuare la perizia sulla capacità di intendere e di volere di Kabobo. Ambrogio Pennati e Isabella Merzagora si metteranno al lavoro per preparare la relazione a partire dal 10 giugno, affiancati dal consulente di parte nominato dal padre del ventunenne Daniele Carella, una delle vittime di Kabobo. La famiglia del ragazzo di Quarto Oggiaro ha deciso di incaricare per la perizia il criminologo Massimo Picozzi.

Che Kabobo sia un disturbato mentale, lo suggeriscono i suoi avvocati, sostituitisi da poco ai difensori d’ufficio. “È una persona con problemi evidenti, che ha una comunicazione elementare, è analfabeta, non parla molto, ascolta e risponde a monosillabi”, così i legali Francesca Colasuonno e Benedetto Ciccarone, l’hanno descritto alla fine dell’udienza del 6 giugno. Lo stesso Kabobo aveva detto durante un interrogatorio di esser stato mosso da “voci cattive”. Rimane ancora molto da chiarire nella vicenda del picconatore, che prima di arrivare a Milano era già finito sotto i riflettori della giustizia diverse volte. La prima notizia sulla sua presenza in Italia risale al 23 maggio 2011, quando aveva chiesto l’asilo politico a Bari, dichiarando di essee fuggito dalla Libia, all’epoca dilaniata dalla guerra civile. Il primo agosto però aveva partecipato alla rivolta nel centro “richiedenti asilo” di Bari-Palese e di seguito era finito in carcere. Lì aveva incassato una denuncia per aver spaccato un televisore dentro il penitenziario. Dopo esser stato rilasciato a febbraio 2012 con “obbligo di dimora” nel Cara di Foggia, sarebbe scomparso da lì poco dopo. Per poi riemergere la mattina del 11 maggio scorso a Niguarda, dove ha compiuto il suo gesto inspiegabile.

Lo stesso giorno della nomina dei periti per Kabobo i militanti della Lega hanno tenuto un presidio davanti al Tribunale di Milano per protestare contro la concessione di stato di infermità mentale al picconatore. “È uno schifoso assassino che deve marcire in galere, non è un matto come qualcuno vuole farlo passare”, ha affermato il vicesegretario della Lega, Matteo Salvini, parlando nel corso del presidio e ha augurato che si risparmino i soldi per il presidio.

Anna Lesnevskaya