Numero chiuso sì, numero chiuso no. Calendario alla mano, la prossima seduta del Senato accademico sarebbe dovuta essere il 13 giugno. Ma l’organo che rappresenta l’intera Università degli Studi di Milano tornerà a riunirsi in via straordinaria il prossimo martedì 23 maggio. Tema del giorno, di nuovo, l’introduzione di un sistema di sbarramento nei corsi di laurea umanistici.

«Coinvolgere gli studenti» – La seduta del 16 maggio, infatti, è stata sospesa in fretta e furia dal rettore Gianluca Vago dopo il blitz di alcuni studenti nell’aula 113, quella in cui era in corso la votazione. Votazione che stava per approvare l’introduzione del numero chiuso nei cinque indirizzi ancora ad accesso libero che ricadono sotto la facoltà di Studi umanistici: Lettere, Storia, Filosofia, Geografia e Beni culturali. Blitz a parte, martedì erano circa in 300 al presidio in via Festa del Perdono, la sede centrale dell’università. In rappresentanza dei docenti contrari al test d’ingresso c’era Alessandro Zucchi, capo del dipartimento di Filosofia.«Dire no al numero chiuso non significa non affrontare i problemi, ma rifiutare un metodo che lascia fuori gli studenti», ha spiegato Zucchi. Al suo fianco Gianfranco Mormino e Paolo Spinicci, anche loro di Filosofia, e Paolo Borsa e Paola Moretti di Lettere.

 

 

«Medicina amara» – In Senato accademico, a rappresentare il dipartimento di Studi umanistici, c’è il professor Alfonso D’Agostino. «Non ho vincolo di mandato, posso votare secondo coscienza. Ma poiché tutti i sotto-dipartimenti si sono espressi contro il numero programmato, e io li rappresento in Senato, voterò contro», spiega a La Sestina. D’Agostino, tuttavia, considera l’introduzione di uno sbarramento «una medicina amara, ma necessaria», per citare il poeta latino Lucrezio. La riforma Gelmini, infatti, prevede che a un certo numero di immatricolati debba corrispondere un certo numero di insegnanti. Proporzione che a Studi umanistici non viene rispettata. L’ateneo ha un anno di tempo per adeguarsi, pena l’impossibilità per tutte le facoltà di aprire nuovi corsi. «Non sono a favore del numero programmato, sono solo rispettoso della legge – spiega D’Agostino – Non me la sento di costringere altri dipartimenti, ad esempio quelli di Economia e di Scienze, a non aprire nuovi corsi. Oltre al fatto che in questo modo si sposta semplicemente il problema di un anno. Detto ciò, voterò comunque contro per rappresentare i miei colleghi di Studi umanistici».

 

 

«Piazza pulita» – Alla seduta di martedì ha partecipato anche Tommaso Galeotto, rappresentante studentesco eletto nelle file di Obiettivo Studenti, contrario all’introduzione di uno sbarramento. «Il numero chiuso non garantisce studenti più motivati. Siamo un’università pubblica, non una casta intellettuale: è giusto sostenere tutti gli studenti che frequentano i nostri corsi con impegno. Il numero chiuso è solo un modo per fare piazza pulita senza aprire un confronto», spiega Galeotto. Il verdetto, dunque, è atteso per martedì 23. I rappresentanti degli studenti in Senato, cinque in totale, sono compatti. «Ci presenteremo con una controproposta con cui tenteremo di mediare – continua Galeotto – Un’alternativa al numero chiuso è l’autovalutazione degli studenti: sperimentiamola per quest’anno e vediamo come va. Per il valore politico che ha questa scelta, credo valga la pena giocarsi tutte le carte a disposizione».