Non si placa la querelle sul nuovo stadio di San Siro. Il Comune di Milano ha negato l’accesso agli atti dello studio di fattibilità presentato da Inter e Milan al Coordinamento San Siro. Il comitato di quartiere milanese è uno dei più agguerriti sostenitori della ristrutturazione del Meazza piuttosto che della costruzione di una nuova struttura. Gabriella Bruschi, referente del coordinamento, esprime sui social «Grande delusione per il comportamento del Comune».  Le istanze del comitato erano arrivate addirittura sui banchi di Bruxelles grazie all’eurodeputata M5S Eleonora Evi, che aveva sposato la battaglia per impedire la realizzazione dello stadio.

Condizioni inaccettabili – Adesso, secondo Bruschi, aumentano le difficoltà di opporsi alla procedura in quanto gli atti saranno resi pubblici solo dopo il voto della Giunta. Lo studio in questione rappresenta la risposta di Milan e Inter al Comune di Milano che aveva rifiutato un primo progetto, imponendo il rispetto di 16 condizioni vincolanti. Dopo il rifiuto di Palazzo Marino, il Coordinamento non potrà dunque dire la sua sul rispetto delle condizionalità da parte del progetto proposto dai due club. Milan e Inter erano state già costrette a rivedere il progetto, riducendo l’estensione del complesso da 145mila mq a 98mila e abbandonando l’idea iniziale di demolire completamente il vecchio Meazza. Della struttura resterebbe in piedi solamente il settore arancione, una curva e la Torre 11, adibita a museo dei due club milanesi. Ma per il comitato cittadino il nuovo stadio andrebbe comunque ad alterare in maniera inaccettabile il tessuto urbano e le aree verdi del quartiere.

Decisioni popolari – Una buona notizia per i cittadini che si oppongono alla costruzione arriva però dalle stesse aule del Comune. Enrico Fedrighini, consigliere di Milano progressista, ha presentato e fatto approvare  un ordine del giorno per coinvolgere i residenti nelle sorti del progetto tramite la procedura di Istruttoria pubblica. Il provvedimento mira a raccogliere tramite modalità digitali ed analogiche, i pareri dei cittadini sulla costruzione del nuovo stadio (e di altre opere di pubblica utilità) per poi stilare una relazione finale. L’obiettivo è quello di impedire ai privati di prendere decisioni che influenzino la vita dei cittadini facendo ricorso a leggi Statali (Conferenza Stato/Regioni, Legge Stadi) che bypassano la giurisdizione del comune.

La lettera – La decisione di Palazzo Marino di non rendere pubblico lo studio arriva dopo la lettera che Coni, Figc e Lega Seria A hanno indirizzato direttamente al Governo per chiedere di snellire le procedure per la costruzione di nuove strutture sportive. Il testo, firmato da Malagò, Gravina e Dal Pino, porta alla luce la farraginosità della legge italiana rispetto alle più snelle legislazioni europee. In Italia, secondo la lettera, i progetti devono passare al vaglio di sei diverse autorità competenti rispetto alle due di molti paesi europei (in alcuni casi una sola). E poi c’è l’iter autorizzativo: «In Italia comporta sette fasi rispetto alle due della Germania e alle quattro come media europea».
Nella lettera viene ripreso anche il tema del rapporto tra strutture sportive e area urbana, uno dei nodi problematici portati avanti dai membri dei comitati che osteggiano il progetto del nuovo stadio. L’ultimo progetto presentato da Milan e Inter, secondo quando riportato da Il Giorno, comprende la costruzione di un distretto commerciale-amministrativo accanto all’arena, con uffici, hotel e persino un grattacielo di 19 piani. L’appello del Coni è quello di snellire la regolamentazione che impedisce di costruire strutture sportive in prossimità di altri edifici, specie quelli a carattere abitativo.

 

Foto in evidenza: Bukkia 1990