La scientifica sul luogo del delitto. Foto Ansa

Non ha ancora un nome l’assassino di Giovanni Veronesi, il gioielliere ucciso domenica scorsa in Via dell’Orso a Milano. Gli investigatori stanno cercando di risalire alla sua identità analizzando le tracce biologiche trovate sul luogo del delitto, ma il 74enne orefice, molto probabilmente, conosceva il suo killer. Due particolari spingono gli inquirenti in questa direzione. Prima di lasciare il negozio, l’assassino ha strappato i fili delle telecamere di sorveglianza: solo una persona che ha frequentato la gioielleria poteva conoscere il sistema. L’omicida ha portato via anche il cellullare di Veronesi, in modo da impedire agli investigatori di risalire alle ultime chiamate effettuate dal gioielliere.

Veronesi è stato ucciso in piena zona Brera tra le 11 e le 13. Pur essendo pieno giorno, molte telecamere installate nelle vicinanze non erano funzionanti. Grazie a un apposito software i carabinieri sono riusciti a recuperare qualche filmato. Il grosso delle indagini però si sta concentrando sul sangue ritrovato sul corpo di Veronesi. I carabinieri sperano di trovare tracce biologiche dell’assassino, ma anche dettagli che aiutino a indicare l’arma del delitto. Non si esclude che possa essere stato utilizzato un oggetto come un mattarello o una statuetta venduta nel locale.

Un altro scenario ipotizzato dai carabinieri è che in realtà si sia trattato di una finta rapina. Gli investigatori stanno ascoltando diversi testimoni per conoscere la situazione finanziaria di Veronesi e trovare un movente che supporti questa pista. Non è escluso che alla base dell’assassinio ci possa essere stata una lite.

Luigi Caputo