palme

A Milano le palme ci sono sempre state. E sono sempre state anche in piazza Duomo. Già nell’Ottocento, addirittura prima del monumento a Vittorio Emanuele II. Riempivano le aiuole di fronte alla cattedrale e piacevano ai cittadini perché davano un tocco esotico. Oggi, invece, il riferimento storico non piace a tutti e diventa un caso politico. Sul restyling del centro cittadino, il sindaco Beppe Sala non si esprime e sospende il giudizio. La sovrintendente Antonella Rinaldi parla di sperimentazione. Il leader della Lega Matteo Salvini ribatte: «Mancano sabbia e cammelli e i clandestini si sentiranno a casa».

Il progetto. Un bando del Comune e Starbucks che vince. La catena americana, vicina ad aprire il primo negozio d’Italia nel capoluogo lombardo, rifa il look al centro di Milano. Con palme e banani sempreverdi. Dove già c’erano le aiuole, dietro al monumento equestre, sono stati disposti filari che si alternano a piante con fiori. Un paesaggio che cambierà a seconda delle stagioni: bergenie in primavera, ortensie e hibiscus in estate e canne cinesi in autunno. A terra, ghiaia scura. Secondo Marco Bray, l’autore dell’installazione che rimarrà nella piazza per tre anni, il progetto vuole dialogare con il Duomo, valorizzare lo spazio urbano e ricordare  «il progetto incompiuto di Gardella (l’architetto che nel 1934 aveva studiato un riassetto della piazza,ndr)». Non è la prima volta che Bray contribuisce a cambiare il volto alla città: prima aveva curato il giardino dell’Hangar Bicocca e gli spazi verdi della Deutsche Bank.

 «Una Milano che osa». Sul profilo Instagram è stato uno dei primi a pubblicare la foto delle palme. Ma come cittadino Beppe Sala non si è sbilanciato: «Sospendo il giudizio: vediamo quando sarà finito il lavoro.Tendenzialmente non mi dispiace però, voglio vedere bene, quando tutto sarà finito», ha dichiarato.


Il Comune rivendica la scelta e ricorda come in città siano già presenti palme: 131 quelle censite, molte ancora nei cortili privati.

 «Palme e banani in piazza Duomo? Una follia». Non si tira fuori dalle polemiche Matteo Salvini, che punta il dito contro l’amministrazione comunale. Secondo il segretario della Lega Nord, la scelta del vincitore è dubbia. Non solo dal punto estetico ma anche politico. Perché contro le tradizioni italiane e filo-immigati.

Rincara la dose anche Riccardo De Corato, consigliere regionale di Fratelli d’Italia: «Milano si sta trasformando in una piccola Africa, aprendo le porte a immigrati e clandestini, e quindi vuole anche mettere palme e banani in piazza del Duomo. Non si è mai vista una grande cattedrale europea con piante di banane di fronte».

Le reazioni del mondo della cultura. Si divide a metà anche il mondo dell’arte. Paolo Pejrone, architetto paesaggista, rinforza il coro del no. L’impresa sarebbe poco costruttiva, una follia neogotica e kitsch. «I banani sono una scelta coraggiosa, certo. E le palme non fanno parte del passato e neppure del futuro del Nord Italia, sono un esotismo a sé. No, non sono favorevole a questa idea. Piazza Duomo è un luogo notoriamente vuoto, uno spazio minerale che andrebbe rispettato così com’è e come l’architetto Portaluppi l’aveva immaginato». Di tutt’altra opinione Philippe Daverio, storico dell’arte, giornalista e conduttore televisivo:  «È un’idea che mi piace molto, soprattutto perché la banana è il simbolo della Repubblica attuale. I palmeti c’erano già nel XIX secolo. C’erano anche nei giardini lacustri. Forse i banani non resisteranno al freddo, peccato. Non è un’africanizzazione di Milano. Come è stato detto, io trovo invece che quest’idea sia fantasiosa, in linea con la storia».