La Guardia di Finanza ha sequestrato beni per 1,3 milioni di euro nell’ambito di una nuova inchiesta che vede Mario Mantovani indagato per peculato. L’ex vicepresidente della Regione Lombardia e attuale consigliere lombardo di Forza Italia, già arrestato per corruzione nel 2015, è accusato insieme ad altre otto persone di essersi appropriato di fondi pubblici destinati alla sua Fondazione e ad altre onlus a lui riconducibili. Per ora né l’uomo politico nè gli altri indagati hanno rilasciato dichiarazioni pubbliche.
I guai giudiziari – Mantovani ha già avuto guai con la giustizia in passato. E’ stato indagato due volte: nel 2015 e nell’ottobre scorso. Nella prima inchiesta è stato accusato di aver truccato gare d’appalto relative al trasporto di pazienti dializzati, all’edilizia scolastica e alle case di riposo e per aver fatto pressioni per fare assumere persone a lui vicine. La polizia lo arrestò il 13 ottobre 2015, poche ore prima che il vicepresidente desse il via alla “Giornata della Trasparenza”, una serie di iniziative per restituire trasparenza alla politica e alla pubblica amministrazione. Dopo quaranta giorni di carcere, ottenne gli arresti domiciliari e poi, Il 14 aprile 2016, tornò in libertà.
Neanche un mese dopo, Mantovani è di nuovo nell’aula del consiglio regionale. Quando si inizia a parlare del referendum sull’autonomia della Regione Lombardia, inizia la campagna a sostegno del sì. Compare in pubblico, parla a nome del partito, anche se, secondo alcune indiscrezioni, il Governatore Roberto Maroni avrebbe fatto volentieri a meno del suo appoggio. Poi la nuova accusa: ancora una volta, il reato che gli viene contestato è la corruzione. Il consigliere avrebbe favorito in maniera irregolare, forse a fronte di tangenti, l’ascesa a sindaco di Seregno di Edoardo Mazza, uomo considerato vicino alla ‘ndrangheta. Mantovani si dichiara innocente e chiede un’audizione alla Commissione Parlamentare antimafia. «Mi interroghino pure, io sono del tutto estraneo alle accuse».