Di nuovo i militari per le strade di Milano. Proprio come ai tempi dell’operazione «Strade sicure» voluta dal ministro della Difesa Ignazio La Russa, durante il governo Berlusconi.
Il sindaco Giuliano Pisapia, parlando a margine di un convegno al Tribunale di Milano, dopo l’aggressione a colpi di piccone, avvenuta sabato mattina nella periferia della città, che ha provocato tre vittime, ha aperto al ritorno dei militari chiesto dal centrodestra.
«Ho sempre detto, e ne ho parlato oggi con il ministero dell’Interno, che non siamo assolutamente contrari all’esercito nei presidi fissi, anzi abbiamo chiesto ufficialmente che ci sia». Non vi saranno ronde però, la presenza fissa dei militari in zone sensibili renderà disponibili «polizia, carabinieri e polizia locale per pattugliare il territorio. Perché sono loro a conoscere meglio il tessuto cittadino – ha concluso Pisapia – e ad avere un rapporto solidale coi cittadini».
Non c’è «nessuna emergenza criminalità» ha precisato il primo cittadino. Ma quella di sabato è «una tragedia su cui bisogna riflettere. Milano resta una città sicura, così come lo sono tutte le grandi metropoli. Ci sono però momenti di difficoltà, momenti in cui la follia prende il sopravvento. Ma bisogna restare uniti».
Il Comune di Milano si costituirà parte civile e il giorno dei funerali delle vittime di Mada Kabobo sarà lutto cittadino. Un invito a chiudere le polemiche che ieri hanno portato ad un’altra giornata di lacrime, reazioni politiche e battibecchi.
Gli attacchi più forti sono arrivati dalla Lega. Il segretario lombardo Matteo Salvini ha affermato «va bene il lutto cittadino, ma non serve a nulla», Mario Borghezio ha accusato Boldrini e la sinistra di essere «assassini morali», il coordinatore cittadino Giulio Gallera ha definito l’atteggiamento di Pisapia «criminale».
Intanto a Niguarda, nel quartiere ancora sconvolto dal lutto, dove il Pdl stava organizzato una raccolta di firme, dei cittadini hanno portato un cartello: «Niguarda respinge indignata le provocazioni di Lega e Pdl. Sulle tragedia non si specula. Rispetto per le famiglie delle vittime».
Gabriele Principato