Naviglio Pavese«Fino a sei anni fa nella zona dei Navigli c’erano solo prato e topi. Oggi c’è spazio per il porto e per bancarelle temporanee come quelle allestite a Natale, ma c’è anche spazio per ospitare rassegne culturali che valorizzino quella parte della città». A dirlo è il portavoce dell’assessore Roberto Tasca – che si occupa di bilancio e demanio per il Comune di Milano – in risposta alle polemiche sorte in questi giorni circa il futuro del Naviglio Pavese.
I Navigli sono canali navigabili che un tempo collegavano Milano con Como, con il lago Maggiore e con il Basso Ticino. Oggi vede la luce del sole solo una piccola porzione dei Navigli originari e il loro uso divide l’opinione pubblica cittadina: c’è chi vorrebbe dissotterrare anche la cerchia di Navigli che circonda il centro storico, chi vorrebbe rendere interamente navigabili le parti già disponibili e chi vede nei Navigli uno spazio che può essere riqualificato ospitando mostre ed eventi.

Sentenze e progetti – Di recente una sentenza del Consiglio di Stato ha dichiarato illegittimi i tre barconi, che da decine di anni ospitano ristoranti e occupano una parte del Naviglio Pavese, chiedendone la rimozione. Contestualmente il Comune ha annunciato un progetto pilota per concedere per tre anni – dietro pagamento – alcuni spazi della zona portuale della Darsena (dalla parte di via Gorizia) ad associazioni e imprenditori che vogliano organizzare eventi di carattere culturale su una piattaforma galleggiante.

Il no del quartiere –  Il comitato di quartiere ha reagito alla proposta con un comunicato, chiedendo di non concentrarsi solo sullo sfruttamento commerciale della zona e di non snaturarne l’identità con nuove infrastrutture. Il timore è che nuove attività commerciali non possano fare altro che incrementare l’inquinamento acustico del luogo – già punto di riferimento per la movida milanese –, favorire l’insorgere di situazioni degradanti e diminuire la sicurezza percepita dai residenti.

Riaprire i Navigli – Roberto Biscardini, presidente dell’associazione “Riaprire i Navigli”, dice che il progetto del Comune è ancora troppo poco chiaro e teme possa rivelarsi come «Il seguito dell’orgia consumistica conosciuta durante i sei mesi di Expo». A suo parere «la Darsena era un porto, non un luogo di loisir, un casino, e un porto dovrebbe tornare ad essere». Per questo motivo approva la protesta del comitato Navigli, ma considera un passo avanti che ora sia Tasca ad occuparsi della questione e non più l’assessore al Commercio.

La risposta del Comune – Da palazzo Marino la risposta è affidata ancora una volta al portavoce di Tasca: «La manutenzione della Darsena costa al comune circa un milione di euro l’anno. Per poterla sostenere bisogna pur concedere qualcosa». Per di più «La piattaforma contestata di via Gorizia sarà temporanea e riservata esclusivamente a iniziative culturali, non a pub o ristoranti».