Francesca Balzani intervistata da Gianni Santucci (Corriere della Sera) durante l'incontro alla Santeria Social Club

Francesca Balzani intervistata da Gianni Santucci (Corriere della Sera) durante l’incontro alla Santeria Social Club – foto di Elisabetta Invernizzi

Davvero difficile prendere appunti quando le luci si spengono, al teatro della Santeria Social Club. Il cellulare acceso in modalità silenziosa segna le ventuno, minuto più minuto meno. Francesca Balzani entra in scena, saluta il pubblico in una sala piena ma non traboccante. È candidata del centrosinistra per le primarie a sindaco di Milano del prossimo 7 febbraio, insieme a Giuseppe Sala e Pierfrancesco Majorino. L’ultima ad aver sciolto la riserva, la prima ad aprire gli incontri in viale Toscana 31 per conoscere i tre possibili Sindaci del futuro. Ma cosa sono “punto e avanti” per Balzani? Chiede il giornalista Gianni Santucci, che conduce l’intervista, citando lo slogan della campagna elettorale.

Il bilancio e l’equilibrio
Il “punto” del motto si spiega con la presenza di Balzani nella giunta del primo cittadino uscente Giuliano Pisapia: nel 2015 diventa vicesindaco al posto della dimissionaria Ada Lucia De Cesaris, due anni prima era stata scelta come assessore al Bilancio, patrimonio, tributi del Comune di Milano. «Non significa fare tagli, è un equilibrio politico, non finanziario. Un negoziato costante», descrive così il suo ruolo. E il bilancio è un po’ il tratto distintivo della sua esperienza politica. Dal 2007, quando entra nella squadra del sindaco di Genova Marta Vincenzi con la stessa delega, insieme a quelle alle politiche fiscali e alle società partecipate. La storia si ripete nel 2009, l’anno dell’elezione – piuttosto inaspettata, ricorda – al Parlamento europeo, nelle liste del Partito democratico. A Bruxelles fa parte delle Commissioni Bilancio, controllo del bilancio, commercio internazionale e poi della Commissione trasporti. Viene nominata relatore generale per il bilancio del 2012, tanto che avrà il compito di provvedere allo stanziamento dei fondi di solidarietà richiesti dall’Italia dopo il terremoto in Emilia.

Gli spazi e la riqualificazione
Sul “punto” è sicuramente più facile rispondere. Si tratta di riprendere in mano un percorso iniziato e i risultati raggiunti. E l’”avanti”? È qui che Balzani dovrà scrivere nuove pagine del programma, tracciare una visione, imprimere un segno personale. Ad esempio nel merito della riqualificazione degli spazi dismessi. L’idea è «rilanciare gli scali ferroviari, renderli parte di un disegno strategico più esteso, cucire intorno a questi un’area verde», anche attraverso il Fondo di sviluppo urbano, una soluzione che porterebbe alla collaborazione tra pubblico e privato. Due mondi in cui la giurista genovese è entrata con tutti i piedi, come si suol dire. Allieva del noto tributarista Victor Uckmar, lavora a lungo nel suo studio di avvocati e ha l’opportunità di conoscere allo stesso tempo «la realtà straordinaria degli uffici pubblici, persone che danno l’anima per il loro lavoro». Ecco perché vede di buon occhio quella «sinergia nel momento in cui tuteli l’interesse collettivo e porti un valore aggiunto».

Le donne e l’integrazione
La cosiddetta “questione di genere” potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio nella campagna elettorale. Finora è uno degli elementi simbolo, forse il più netto. Ovvero la figura della «donna che tiene insieme tante cose» – espressione italianizzata del più oscuro “multitasking”- e che si adopera per i diritti dell’universo femminile. La causa sta a cuore all’avvocato ed è comprensibile, avendo oltre al lavoro anche una famiglia composta da marito e tre bambini. Eppure questo non potrà certo essere il vessillo della retorica delle primarie. Forse lei stessa ne è consapevole, infatti nel corso della serata cerca di declinare l’argomento su più fronti. Garantisce che metà della giunta sarà costituita da donne e che quest’ultime potranno essere un «grande motore di integrazione». L’integrazione tra le diverse comunità di Milano, secondo l’ex eurodeputato, si fa però passando anche dagli investimenti nella scuola e mettendo al centro la discussione sui luoghi di culto, «un tema ancora molto caldo e suscettibile».

La “macchina” e la governance
Parole astruse del gergo politico, che spuntano fuori soprattutto in occasione delle amministrative. Ci scherzano sopra Santucci e Balzani nel momento in cui si arriva al capitolo in questione. A partire dalla burocrazia e dalla cosiddetta “mobilità sostenibile”, altra espressione pomposa che vuole indicare un sistema di trasporti in armonia con l’impatto ambientale. L’attuale vicesindaco dice di voler puntare sugli investimenti: da una parte con la digitalizzazione dello Sportello unico, dall’altra attraverso l’estensione del car sharing ai mezzi elettrici. E aggiunge di non voler togliere il pavé in via Torino, per motivi «nostalgici», e di non essere contraria alla concorrenza di Uber, la piattaforma online che mette a disposizione auto e conducente. A questo punto la sala si infiamma (in senso buono). Inizia addirittura uno scambio di aneddoti sui tassisti di Milano, tra il palco e un signore del pubblico. Come se le persone fossero più interessate a parlare dei piccoli essenziali pezzi della quotidianità cittadina. Una lezione che sicuramente non sarà sfuggita alla candidata Balzani.

Marta Latini