Alessandro Cozzi in un fotogramma della trasmissione “Diario di famiglia” di cui era conduttore su Rai Educational

Alessandro Cozzi in un fotogramma della trasmissione “Diario di famiglia” di cui era conduttore su Rai Educational

Dagli studi Rai a una cella del carcere di Monza. Alessandro Cozzi, ex conduttore della trasmissione “Diario di famiglia” su Rai Educational, già in carcere per aver ucciso a coltellate nel 2011 il suo socio in affari Ettore Vitiello, è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’assise di Milano il 3 luglio 2017 per l’omicidio di Alfredo Capelletti avvenuto nel 1998. Il nuovo procedimento si è svolto a Palazzo di giustizia a Milano davanti ai magistrati Giovanna Ichino e llaria Simi de Burgis.

L’archiviazioneAlfredo Capelletti venne trovato morto dissanguato per una coltellata al petto, domenica 13 settembre 1998 nel suo ufficio al 4 di via Malpighi a Milano. L’uomo, amministratore delegato della Innova Skills Srl, aveva fra i suoi collaboratori Alessandro Cozzi che, per la vittima, era anche un amico di famiglia di lunga data. La morte di Capelletti venne archiviata come suicidio.

La riapertura – Nel 2011, con più di 50 coltellate, muore Ettore Vitiello, socio di Alessandro Cozzi, che – reo confesso – nel marzo 2013 venne condannato con rito abbreviato a 14 anni di reclusione, che sta scontando nel carcere di Monza. Il movente era economico: Cozzi doveva a Vitiello 17mila euro. Le dinamiche dell’omicidio Vitiello hanno spinto la famiglia Capelletti a costituirsi come parte civile nel nuovo processo.

La malattia – Alfredo Capelletti sarebbe stato affetto da depressione. Per questo, conclusero nel 1998, si tolse la vita. Nel giugno del 1998 l’uomo fu colto da un’ischemia che colpì la parte destra del corpo. «La paralisi si era risolta, riusciva a scrivere», dice il suo medico Antonia Ronchi. Restavano solo tremori alla mano e difficoltà a stringere gli oggetti. Appurare la capacità o meno, da parte di Alfredo Capelletti, di afferrare con forza un oggetto nella mano destra (Capelletti era destrorso) servirebbe a smontare l’ipotesi del suicidio.

La salute dell’azienda – Il fatturato della Innova Skills era in crescita. Nell’ultimo periodo di vita di Alfredo Capelletti, Alessandro Cozzi si sarebbe lamentato delle spese extra sostenute dall’imprenditore, come l’acquisto di una nuova auto. La segretaria della vittima Sandra Di Blasi e altri ex dipendenti confermano che gli stipendi venivano pagati con regolarità. Non c’erano pendenze o debiti. Immotivate, secondo i familiari della vittima, le preoccupazioni di Cozzi.

L’attritoAlfredo Capelletti era venuto a conoscenza di attività parallele a quelle in azienda da parte di Cozzi e di fatture false che lo stesso avrebbe emesso per conto della Innova Skills. Sembra che l’imprenditore volesse estromettere il collaboratore dall’azienda; gradualmente, per non dover pagare la penale di 100 milioni inclusa nel contratto. A fine ottobre 1998, pochi giorni dopo la morte del Capelletti, il contratto di Alessandro Cozzi con la Innova Skills Srl venne rescisso.

Il sospetto – Secondo i pettegolezzi che giravano in ufficio, Alfredo Capelletti e la sua collaboratrice Laura Daglia avevano una relazione extra-coniugale. Entrata come stagista nella Innova Skills alla fine del 1995, Laura Daglia stava facendo carriera in azienda. A pochi giorni dalla sua morte, durante un viaggio a Londra, Capelletti le confessò di volersi prendere “una pausa di riflessione dalla famiglia”. La sera del 12 settembre l’uomo avrebbe detto alla moglie di volersi separare, allontanandosi da casa “per risolvere gravi problemi” in azienda. 

La sentenza – Il pubblico ministero, Maurizio Ascione, e l’avvocato per le parti civili, Luciano Brambilla, hanno chiesto entrambi l’ergastolo per l’imputato; l’avvocato della difesa, Fabio Palazzo, ha chiesto l’assoluzione perché “il fatto non sussiste”. Lunedì 3 luglio 2017 Alessandro Cozzi è stato ritenuto colpevole della morte di Alfredo Capelletti, e per questo condannato all’ergastolo dal Tribunale di Milano. Oltre che al carcere a vita, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e a un risarcimento economico alla famiglia della vittima (qui tutti i dettagli sulla sentenza).