Calciatori che sfilano in tribunale. Questa volta non per il calcioscommesse, ma per un altro dei mali del calcio italiano: il razzismo negli stadi. Nella mattina del 23 aprile, il calciatore del Milan Stephan El Shaarawy ha raccontato al pm Mirko Monti quanto accaduto nell’amichevole di Busto Arsizio del 3 gennaio scorso. Nell’occasione, alcuni giocatori rossoneri sono stati bersagliati da cori razzisti e in particolare Boateng decise di lasciare per protesta il terreno di gioco. Per il fattaccio sono sotto accusa sei sostenitori della Pro Patria, la squadra locale.
“I cori razzisti sono inaccettabili”, ha dichiarato El Shaarawy nel quarto d’ora in cui è stato interrogato. “Abbiamo cominciato a sentire le frasi e i buu razzisti 15-20 minuti prima dell’inizio della partita e durante l’incontro non si sono fermati”, ha spiegato il Faraone. “Ogni volta che un giocatore di colore toccava palla si sentivano gli ululati. Boateng era molto scosso, ma in tanti gli hanno consigliato di lasciar perdere e continuar a giocare. Poi a un certo punto Prince ha calciato il pallone verso la gradinata e ci ha detto che non voleva più giocare. Noi siamo stati solidali con lui: tutta la squadra si sentiva amareggiata”.
L’attaccante italo-egiziano ha smentito di essere stato oggetto anche lui di cori offensivi, mentre ha fatto presente che insulti sono stati rivolti anche a Melissa Satta, la compagna di Boateng. “Questo succede spesso, quello che non è normale sono gli insulti razzisti”. È saltata invece la testimonianza di Muntari, altro bersaglio dei cori. Il centrocampista ghanese non si è presentato in aula per un malessere e verrà ascoltato nella prossima udienza.
È toccato poi ai testimoni convocati dalla difesa dei sei imputati rilasciare la propria versione dei fatti. I sei tifosi della Pro Patria “non hanno mai avuto atteggiamenti discriminatori nei confronti delle persone di colore”: questa la loro versione dei fatti. Tra gli imputati, anche l’ex assessore allo Sport di Corbetta Riccardo Grittini (Lega Nord), che un amico ha difeso così: “Non ho mai sentito Riccardo insultare giocatori di colore o avere atteggiamenti discriminatori”.
Francesco Paolo Giordano