Mentre Alfano è a Milano per incontri istituzionali, lealisti e fedelissimi berlusconiani si ricompattano attorno al loro leader: “Lasciatemi fare qualche considerazione non sul leader di Forza Italia ma sul cittadino lombardo Silvio Berlusconi”. Con queste parole Mario Mantovani ha voluto esprimere il proprio sostegno al leader storico del centrodestra italiano, nella seduta di martedì 19 novembre. Le parole dell’ex coordinatore regionale del Pdl passato a Forza Italia, vice-presidente della regione Lombardia e assessore alla Saluta della giunta Maroni testimoniano come anche nella politica regionale lombarda è arrivato il vento della scissione tra Forza Italia e Nuovo Centrodestra.
La sintesi dell’intervento di Mantovani è eloquente; contro Silvio Berlusconi ci sarebbe stato un “accanimento giudiziario di vent’anni”. A quel punto i gruppi consiliari del Partito democratico e del Movimento 5 stelle abbandonano in segno di protesta l’aula, eccezion fatta per il capogruppo Pd Alessandro Alfieri, rimasto a “presidiare” la seduta. Gli applausi per l’intervento di Mantovani sono arrivati solamente dai banchi degli ex esponenti del Pdl. Tiepida anche la reazione della Lega, col presidente regionale e segretario di partito Roberto Maroni, che già lunedì aveva commentato: “Il governo della Regione Lombardia è ora più forte grazie al Nuovo centrodestra che agisce da stimolo e quello che sta succedendo non può che rafforzare la nostra prospettiva”.
Dall’eco delle polemiche nazionali si è però passati anche a discussioni interamente lumbard: la scelta della Lega Nord di celebrare la “festa della Lombardia” il 29 maggio, anniversario della battaglia del 1176 di Legnano che vide la vittoria della Lega Lombarda contro l’imperatore Barbarossa, non è piaciuta per nulla all’opposizione. Umberto Ambrosoli, il candidato del centrosinistra sconfitto alle regionali del febbraio 2013, ha stigmatizzato la decisione: “È l’autocelebrazione di un movimento politico. Sarebbe stato molto più coerente scegliere una delle cinque giornate di Milano”.
Federico Thoman