Roberto Maroni«Chi lotta può perdere, ma chi non lotta ha già perso». E così Roberto Maroni citò Che Guevara. Miracoli da campagna elettorale, si dirà. Fatto sta che il candidato della Lega alla presidenza della Regione Lombardia ha usato una frase del rivoluzionario argentino, icona della sinistra, per descrivere la partita per il Pirellone. Nell’intervista pubblicata martedì 29 gennaio da Gianluca Marchi su L’Indipendenza, il candidato leghista spiega: «Siamo avanti, ma la strada non è in discesa, è una sfida difficile. Io però ci credo davvero e a conferma di ciò non mi sono creato il paracadute per Roma, scelta che non reputo di poca importanza».

Dopo le elezioni, continua Maroni, «passerò la mano da segretario federale della Lega. Se vincerò, sarò il garante istituzionale del percorso verso la macroregione del Nord; se invece perderò, mi farò da parte perché ritengo che un leader che si candida non può riciclarsi se viene sconfitto».

Una sfida cruciale anche per il futuro della Regione, secondo il leader del Carroccio, quella del prossimo 24 e 25 febbraio. «Se vinciamo in Lombardia avremo finalmente la possibilità di realizzare il nostro sogno. Se invece perdiamo – prosegue – vuol dire che avranno prevalso delusione e rassegnazione rispetto alla Lega. Il modello di macroregione e l’idea di tenerci il 75 per cento delle tasse finiranno per ritorsione in un cassetto e la Lombardia peggiorerà la propria condizione».

Come responsabile della decisione di fare certe alleanze, conclude Maroni, «mi assumerò per intero la responsabilità di un’eventuale sconfitta, rimarrò nella Lega, ma farò il passaggio di consegne. A quel punto il movimento dovrà fare reset, riaggiornare tutto, rifare il programma e cercare un nuovo gruppo dirigente».

Silvia Morosi