Il commissario di Expo Giuseppe Sala (a sinistra) e l'assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino

Il commissario di Expo Giuseppe Sala (a sinistra) e l’assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino

Cosa conta di più nel curriculum di un candidato sindaco? Aver saputo gestire con successo l’emergenza migranti, con oltre 87 mila arrivi in città a cui trovare riparo, o aver portato a termine un’Expo che, partita tra lo scetticismo di tutti, ha attirato a Milano oltre venti milioni di visitatori? In cerca di una risposta, venerdì 8 gennaio centinaia di milanesi hanno affollato il Cinema Anteo per assistere al primo confronto tra Pierfrancesco Majorino, assessore alle politiche sociali, e Giuseppe Sala, commissario di Expo. Sono loro, insieme alla vicesindaco Francesca Balzani, i candidati alle Primarie del centrosinistra milanese il prossimo 7 febbraio. E la grande partecipazione – decine di persone sono rimaste in coda senza riuscire a entrare – prova come a Milano sia forte la voglia di scoprire il sindaco che verrà, quello che erediterà il governo cittadino dopo i cinque anni della giunta “arancione” di Giuliano Pisapia.

Davanti a giornalisti ed elettori, Giuseppe Sala, in pratica all’esordio ufficiale da candidato, si presenta come “uomo del fare”, manager di provata esperienza abituato ad amministrare e capace di creare lavoro. In apertura ricorda che “Milano è anche un’azienda, con migliaia di dipendenti” e rivendica di aver preso in mano Expo quando nessuno volevo un compito tanto ingrato e di averne fatto “una grande esperienza sociale”. Il percorso di Majorino, invece, è quello di un militante, da anni impegnato nelle lotte per i diritti civili e che ha fatto del mezzanino della stazione Centrale il suo luogo simbolo. Per lui “non c’è bisogno di un amministratore di condominio”, serve un sindaco che sappia capire lo spirito della città.

Nel suo primo anno a Palazzo Marino, Sala partirebbe dal recupero del progetto sugli scali ferroviari, dal rilancio dei luoghi simbolo della città, e dalla riforma dell’amministrazione. Per Majorino, invece, priorità a emergenza abitativa, contrasto all’inquinamento – anche con misure impopolari come l’ampliamento di area C – e reddito minimo comunale. Una distanza c’è, dunque, tra chi dice di voler essere il sindaco “di chi ha fame di cose da fare” e chi promette di essere un primo cittadino “unitario, ma intransigente sulle idee”. E si vede anche quando i candidati rispondono alla domanda sul recupero delle periferie. Pragmatico Sala, quando parla dei 10mila alloggi comunali da risanare e ricorda che “i soldi sono pochi, e quindi non raccontiamoci balle e pensiamo a soluzioni praticabili. Magari con l’intervento di investitori privati“. Più idealista Majorino, che dice di voler puntare sul riscatto sociale degli ultimi: “le periferie non devono essere luoghi lontani da chi governa, ma campi su cui fare ancora di più”. Anche per evitare che tra trent’anni Milano abbia i problemi che ora vive Parigi. L’assessore lancia il suo progetto di un reddito minimo comunale, che Milano sarebbe la prima città italiana ad attuare:  “Per realizzarlo basterebbe trovare altri 12 milioni, non è uno sforzo impossibile”. E sottolinea che “per la sinistra non è accettabile avere in città 10 mila casa sfitte e 21 mila persone in attesa di un alloggio”.

La divisione vera, politica, arriva alla domanda su Comunione e Liberazione. Per Majorino non ci sono aperture possibili: “hanno governato con Formigoni per tutti questi anni, devono stare alla larga”. Sala invece non chiude e distingue: “Sono contrario alla criminalizzazione delle persone, Cl ha tante anime e io non ho pregiudizi verso nessuno”.

Concordi nel giudizio positivo sugli ultimi 5 anni di governo cittadino, “un lavoro da conservare e portare avanti”, Sala e Majorino fanno i nomi dei loro possibili assessori, in caso di vittoria: Ferruccio de Bortoli per il primo, Filippo del Corno e Alessandra Kustermann per il secondo. Tutti e due, comunque, escludono un possibile allargamento della coalizione per includere il Nuovo centro destra. “Milano è indipendente dal governo, con noi non c’è posto per chi in regione sta con Maroni” precisa Sala, prendendosi un applauso. Il commissario è convincente anche quando affronta il tema delle municipalizzate, un settore che conosce bene essendo stato direttore generale del Comune ai tempi della giunta di Letizia Moratti. La sua ricetta prevede riorganizzazione, investimenti nel digitale e massima trasparenza, “anche a costo di riconoscere che qualcosa non si è fatto bene”. Ricorda al suo avversario di aver già tentato una riforma dell’amministrazione tempo addietro, ma l’affermazione si rivela un autogol: Majorino ha gioco facile nel rispondere: “Non ricordo questo progetto, all’epoca io ero capogruppo all’opposizione, Sala il manager della Moratti”. Una frecciata che rimane l’unica, in una serata all’insegna del fair play e dell’orgoglio di essere “l’unica città dove le primarie sono partite e ci sono tre candidati di valore”, come ricorda Sala.

Un valore che era stato riconosciuto anche dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che pur appoggiando apertamente Sala, aveva elogiato anche Balzani e Majorino. Due candidati “di sinistra” per i quali non sembra ancora del tutto tramontata l’ipotesi di un alleanza anti-Sala. Fino al 12 gennaio, quando saranno ufficializzate le candidature per le Primarie, continuerà l’azione di Sel e di una parte dei movimenti civici per convincere Majorino a ritirarsi e ad appoggiare Balzani.

Chiara Baldi e Simone Gorla