Caos all’ospedale San Raffaele di Milano dopo l’arrivo delle prime lettere di licenziamento. Dopo le proteste di lunedì 15 aprile, l’assemblea dei dipendenti e l’occupazione dell’accettazione generale, nella mattinata di martedì 16 aprile si arriva anche agli “scontri”. Secondo i sindacati, due lavoratori sarebbero rimasti contusi e portati al Pronto Soccorso. La protesta, nata dopo l’invio da parte dell’azienda ospedaliera di una quarantina di lettere di licenziamento, potrebbe peggiorare con l’arrivo di altri 200 ordini di dimissioni.

«Tenteremo ancora di entrare e occupare l’accettazione», riferisce la coordinatrice dell’Rsu del San Raffaele Daniela Rottoli, «anche se la polizia rimarrà a presidiare probabilmente fino alle 18 di questo pomeriggio, quando l’accettazione chiuderà». La decisione del sindacato di bloccare il funzionamento dell’accettazione è stata presa «per dimostrare che senza quei colleghi, come gli altri che vogliono licenziare, l’ospedale è destinato a fallire».

Non tutti i lavoratori dell’accettazione hanno apprezzato questa forma di protesta. Come riferiscono alcune fonti dell’ospedale, «è stata manomessa la macchina che distribuisce i numeri e si è iniziato ad insultare gli addetti e i lavoratori, intimandogli di lasciare il posto di lavoro». Diversa la versione dell’Unione sindacale di base (Usb) dell’Rsu: «Le cose funzionano come in una giornata di sciopero», spiega la delegata Margherita Napoletano, sottolineando come «si possono fare le visite, ma non pagarle in accettazione». I pazienti e le persone che si recano all’ospedale per fare esami vengono, infatti, mandati direttamente nei reparti di destinazione.

Dopo lunghi mesi di lotta con scioperi, occupazione dei tetti, trattative istituzionali e un presidio permanente, tra le varie sigle sindacali qualcosa sembra essersi rotto. Cgil, Cisl e Uil si sono, infatti, dissociate dal resto dell’Rsu e dalla strategia maggioritaria di Usb e Usi. «Abbiamo valutato il percorso fatto finora che non ha prodotto alcun effetto positivo» spiega Claudio Carotti, segretario della Funzione Pubblica della Cgil di Milano, visto che sono iniziati i licenziamenti, i tagli ai salari e sono stati disdetti tutti gli accordi sindacali. «Pur consapevoli di essere in minoranza nell’Rsu», continua Carotti, «vorremmo provare a ragionare su altri strumenti, come gli ammortizzatori sociali, anche se abbiamo paura che sia troppo tardi adesso».

L’opzione degli ammortizzatori è stata, però, bocciata dal resto dei sindacati. «Non servono in un ospedale dove si chiedono gli straordinari», conclude Napoletano, sottolineando: «Noi vogliamo tornare a fare il referendum, dopo aver fatto la trattativa, partendo da presupposti diversi».

Silvia Morosi