ANSA FEMMINICIDI

Ogni settimana, almeno due donne sono uccise da un famigliare o un partner. Una ogni tre giorni e mezzo. I dati forniti dalla polizia di Stato non sono forse il regalo migliore per celebrare San Valentino, ma ci ricordano che la violenza di genere è una piaga che non guarisce. Almeno 70 donne ogni giorno subiscono una violenza tra maltrattamenti (28), atti di stalking (23), percosse (16) e violenze sessuali (9). Negli ultimi tre anni, grazie anche al lavoro della polizia di Stato, i casi stanno diminuendo. Dal 2014 a oggi è sceso il numero dei femminicidi in ambito familiare: – 7,69% (dai 117 del 2014 ai 108 del 2016), e quello delle violenze sessuali (-11,7%). Così come lo stalking  (-8,40%), e i maltrattamenti in famiglia (-3,24%) che per l’81% dei casi riguardano le donne. I dati, però, si possono leggere in due modi: meno casi o meno denunce per paura di ritorsioni.

Polizia in piazza. Per scongiurare la seconda ipotesi la polizia di Stato tornerà nelle principali piazze italiane con la campagna “Questo non è amore“, l’evento dedicato all’aiuto psicologico per le vittime della violenza di genere. Gazebo, stand o camion: tanti punti di accoglienza dove chiunque ha subito una violenza potrà usufruire dell’aiuto di un team specializzato formato da medici, psicologi e personale di polizia. Partito a luglio del 2016 il progetto ha finora coinvolto oltre 22 città italiane e raccolto più di 18.600 adesioni, in maggioranza donne. Tanti gli attori che hanno prestato il proprio volto per la campagna della Polizia di Stato: da Luca Zingaretti a Lino Banfi A Milano il “camper della polizia contro la violenza di genere” sarà dalle 12 alle 18 nella Piazzetta ex Reale, di fronte al Duomo. Oltre a uno psicologo esterno ci saranno anche i poliziotti delle volanti per raccogliere le eventuali denunce e personale della questura per fornire tutte le informazioni necessarie su come agire in caso di stalking o violenza. Molti personaggi dello spettacolo

Critiche. «L’evento della polizia di Stato è lodevole, ma rischia di funzionare solo nelle grandi città. Nei piccoli centri, spesso le donne che hanno subito violenza sono terrorizzate dall’idea di farsi vedere in pubblico mentre denunciano quello che hanno subito», commenta Marilù Soldi, vicepresidente della cooperativa “Cerchi d’acqua” che gestisce un centro antiviolenza a Milano dal 2000, con oltre 600 donne aiutate nel solo 2016. «L’esperienza trentennale dei centri antiviolenza non solo garantisce l’anonimato ma offre alle donne un luogo di libertà dove le donne possono sentirsi protette. E’ giusto fare una campagna per denunciare ma ricordiamoci che molto spesso le violenze ci sono state anche dopo le segnalazioni. Serve un percorso strutturato dove la donna prenda in mano il proprio destino e non ci siano solo le istituzioni che dall’alto calano il loro aiuto senza dare alle vittime di violenza la giusta consapevolezza per reagire da sole.»