Il sindaco Giuseppe Sala non lascia spazio a dubbi: «Restituiamo i soldi ai sauditi: il cda non ne era al corrente. Vedremo se ci saranno altre possibilità di collaborazione di natura tecnico – artistica». Il consiglio d’amministrazione del Teatro alla Scala ha scartato l’ipotesi di inserire un esponente di Riad fra i soci fondatori. Nei giorni scorsi l’Arabia Saudita aveva fatto depositare tre milioni di euro per finanziare le attività del teatro e 100mila per l’Accademia: un anticipo dei 15 milioni previsti per i prossimi cinque anni. A organizzare la trattativa il sovraintendente Alexander Pereira, il cui mandato non è in discussione: resterà alla Scala fino alla fine del 2020.

Il principe – Il nome del potenziale nuovo socio era noto: si tratta di  Badr bin Abd Allah, principe e ministro della Cultura di Riad. Sarebbe entrato in contatto con Pereira in gennaio, quando il sovraintendente è stato in visita ad Al-Ula, una cittadina nel nord ovest dell’Arabia Saudita, in occasione del Winter at Tantora Festival. Scartata l’ipotesi iniziale di far entrare nel cda un esponente della società petrolifera Aramco, la scelta è poi ricaduta sul principe Badr: i soldi versati al teatro provengono direttamente dal suo conto. A farli recapitare presso un notaio è stato proprio Pereira.

Il sindaco Beppe Sala si avvia al cda del Teatro alla Scala (foto di Daniel Dal Zennaro, Ansa)

Polemiche – La trattativa ha causato polemiche fra Regione Lombardia e Comune di Milano, su fronti contrapposti. Irritato il governatore Attilio Fontana, che sostiene di non averne saputo nulla (la Regione ha un suo rappresentante in consiglio): «Il comportamento del sovraintendente provocherebbe il suo licenziamento in ogni cda, a ogni latitudine». Il sindaco Giuseppe Sala gli risponde su Facebook: «Noto che più di uno non resiste alla tentazione di partecipare al gioco del io non c’ero e se c’ero dormivo. Oggi si iscrive a questo club il presidente della Regione Lombardia”». A commentare la vicenda c’è anche il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini, che taglia corto: «Non si può andare in piazza per difendere i diritti umani e poi fare affari con Paesi, come l’Arabia Saudita, che non permettono molte libertà».

 

Riad si espande – L’ingresso alla Scala era solo uno dei tanti progetti previsti da “Saudi Vision 2030”, il programma di sviluppo socio-economico approvato dal governo saudita nel 2016. In tutto 96 obiettivi da raggiungere in base a tre principali linee d’azione: lo status dell’Arabia Saudita come centro focale del mondo islamico, la determinazione del Paese a far crescere gli investimenti e la sua ambizione a diventare hub globale tra Asia, Europa e Africa. Sul caso della Scala si è espresso anche il ministero della Cultura di Riad – istituito da pochi mesi – con una dichiarazione al Corriere: «L’Arabia Saudita è una terra ricca di tesori culturali. Stiamo investendo e rinvigorendo arte, cultura e patrimonio a vantaggio di tutti. Questa è un’ambizione strategica che si colloca perfettamente all’interno dei cambiamenti in atto nel Regno».