Foto di gruppo di redattori e venditori di Scarp de’ Tenis

Il primo numero l’ha impaginato lui, Stefano Lampertico, allora giovane redattore, sotto l’occhio vigile del direttore Paolo Lambruschi. Era il 1996 e di quel numero furono stampate 3mila copie, di cui la maggior parte rimase invenduta. Lampertico, diventato a sua volta direttore nel 2014, ricorda con un sorriso: «Siamo stati troppo ottimisti». Ma il tempo ha dato loro ragione e oggi, a 25 anni di distanza, “Scarp de’ Tenis” è un giornale di strada che vende quasi 16mila copie al mese e conta, oltre a quella di Milano, altre 9 redazioni sparse per l’Italia.

Le origini – Stefano Lampertico giura che in redazione si respira ancora l’atmosfera di quel primo numero, scritto e impaginato in via san Bernardino 4, nella sede della Caritas di Milano. «Allora “Scarp” era una sorte di corte dei miracoli, dove dalla porta girevole tutti potevano arrivare e andarsene a piacimento – ricorda – Il nostro obiettivo iniziale era quello di avvicinare il popolo della strada con la Milano del boom economico, del benessere e della filantropia». L’inchiesta in prima pagina del numero d’esordio di “Scarp de’ Tenis” raccontava infatti la battaglia di un senzatetto a cui era stata negata la residenza anagrafica nel capoluogo lombardo. «Una battaglia avvincente non ancora del tutto vinta. Solo 90 comuni su 80mila in Italia danno la residenza a chi non ha dimora. Senza un riconoscimento però queste persone rimangono invisibili e senza diritti». “Scarp” dà loro la possibilità di scappare dall’emarginazione: le copie non arrivano nelle edicole ma passano dalle mani dei senzatetto che le vendono fuori dalle parrocchie di tutta la Lombardia e non solo. «Oggi sono 120 i venditori attivi, di cui una cinquantina nella nostra regione – racconta Lampertico – In totale circa in 700 si sono rifatti una vita grazie a questa occupazione».

Non solo senzatetto – La pandemia, però, ha allargato il “popolo della strada”, come spiega Lampertico: «Oggi il problema più grande riguarda i migranti e, in particolare, i minori non accompagnati. Il Covid ha colpito soprattutto quelli che noi chiamiamo “gli equilibristi”, le famiglie monoreddito appese a un filo economicamente». Anche per loro “Scarp de’ Tenis” ha stretto i denti durante il lockdown, quando gli unici punti vendita della testata, le chiese, erano chiusi. «La gente è abituata a trovarci non a venirci a cercare. Ma abbiamo tenuto, grazie all’affetto dei lettori, che ci hanno chiesto di ricevere la loro copia per posta. Gli abbonamenti sono cresciuti da 250 a 1.100 in pochi mesi, raggiungendo anche le città dove “Scarp” non arriva fisicamente».

Stefano Lampertico (seduto alla scrivania) con alcuni redattori

Le sfide future – «Ci saranno nuove sfide. Le sapremo affrontare», recita l’editoriale di Lampertico in apertura del numero 250, lo speciale dedicato al compleanno di “Scarp”. Tra queste il digitale occupa il primo posto: «I nostri lettori più fedeli amano l’edizione cartacea. Ma la pandemia ci ha spinto a creare una versione online per ampliare il nostro pubblico. Stiamo anche pensando di creare un’app dedicata». Senza, però, costringere a una nuova emarginazione i venditori, alcuni diventati parte integrante della comunità pastorale in cui distribuiscono “Scarp”. «La nostra direzione rimane solo una, sempre quella: ostinata e contraria, costantemente dalla parte dei più deboli».