«I confini tra arte e ingegneria esistono solo nelle nostre menti». Potrebbe averlo detto Leonardo da Vinci, ma a pronunciare queste parole è stato l’artista olandese Theo Jansen, che dal 20 febbraio vedrà esposte le proprie sculture “viventi” al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano. La mostra, chiamata Dream Beasts – Le spettacolari creature di Theo Jansen, è stata presentata in anteprima il 19 febbraio alla presenza dell’artista, dell’assessore milanese alla cultura Filippo Del Corno e del direttore generale del Museo Fiorenzo Galli, e rimarrà aperta al pubblico fino al 19 maggio.

Le sculture “vive” – Acclamato dalla critica internazionale come “moderno Leonardo”, Jansen porta in Italia per la prima volta le sue “Strandbeest”, letteralmente creature da spiaggia, gigantesche strutture zoomorfe in PVC. Capaci di muoversi in autonomia con sensori e un elaborato sistema ingegneristico, queste creature sono figlie dei migliori insegnamenti del genio del Cenacolo: matematica, studio della natura e creatività. Le Strandbeest sono nate da un progetto degli anni ’80, quando Jansen ebbe l’idea di una macchina autonoma che sistemasse la sabbia delle spiagge spinta dalle maree, e rallentasse l’erosione. La preoccupazione ambientale è un elemento chiave della progettazione: le macchine che popolano le spiagge olandesi da quasi trent’anni non usano alcun carburante se non il vento.

Dalla natura al computer – Quello che ispira Jansen è «lo stesso miracolo della vita», che stupisce e chiama al confronto gli uomini. E li attira: come ha detto durante il tour guidato in anteprima, «questi animali meccanici seducono gli uomini, e si riproducono attraverso di loro», riferendosi alle migliaia di copie delle sue opere presenti nel mondo. Jansen ha infatti pubblicato sul suo sito personale gli step necessari per riprodurre una scultura vivente, mettendo la sua arte e i suoi algoritmi nelle mani di tutti coloro che siano in grado di riprodurre la complicata struttura. La semplicità del movimento, sviluppato dall’artista con disegni e al computer, è infatti solo apparente: lo scheletro di plastica, bottiglie e fascette incanala l’aria e la fa girare nella struttura, che si articola in un corpo centrale, dei piccoli piedi e in alcuni casi delle “ali” per fendere il vento.

Jansen, Leonardo e Milano – Nell’anno del cinquecentesimo anniversario dalla morte di Leonardo, tutta l’Italia sta preparando eventi e celebrazioni, ma è proprio il Museo della Scienza ad aver aperto le danze, ricorda Del Corno. «La relazione con Leonardo è evidente», ha ribadito l’assessore parlando delle Strandbeest, e il cinquecentenario diventa l’occasione per ridiscutere l’eredità del maestro toscano. La prima personale dell’artista 71enne in Italia è stata molto desiderata: «lo volevamo qui da almeno sei o sette anni», ha detto con orgoglio il direttore Galli. L’esposizione è molto completa: le opere presenti ripercorrono tutta l’evoluzione del progetto. Come ha spiegato Jansen, la forma degli animali è cambiata negli anni «in base agli usi che loro stessi mi suggeriscono», alle strategie che usano per sopravvivere e continuare a muoversi.