Foto: Facebook ITT-Liceo Molinari

Foto: Facebook ITT-Liceo Molinari

«La manutenzione degli impianti di riscaldamento è fatta malissimo». L’accusa arriva da Gian Marco Vitali, vicepreside del liceo e istituto tecnico Molinari di via Crescenzago, dopo che il 9 gennaio, al rientro dalle festività natalizie, molte scuole di Milano sono state costrette a rimandare a casa gli alunni perché il termometro segnava meno di 15 gradi. È successo al liceo classico Parini, in centro, così come allo scientifico Russell in zona Niguarda. Ma anche al Bottoni e al Verri, mentre al Torricelli gli studenti sono rimasti in classe nonostante il freddo. Da martedì 10, comunque, tutto è tornato alla normalità: non c’è nessuna emergenza, ma la situazione non è delle migliori. E ormai c’è chi ha imparato a conviverci.

Rimpallo di responsabilità – Vitali punta il dito contro le società che ricevono dalla Città Metropolitana l’appalto per il servizio. «La gestione è difficile – continua -. Poi bisogna distinguere: a volte i problemi sono delle caldaie, altre volte dei termosifoni. Gli spazi più soggetti a temperature basse sono i laboratori: il 9 gennaio, con i tecnici, sono stati registrati 14 gradi. Ma ci tengo a lodare i volenterosi ragazzi che non hanno abbandonato la scuola». Di diverso avviso l’erede della Provincia: gli impianti di riscaldamento sono da sostituire, ma non ci sono i fondi. «Non abbiamo risorse, quindi non c’è altra soluzione – ha detto oggi al Corriere della Sera il consigliere con delega all’Edilizia scolastica della Città Metropolitana, Roberto Maviglia -. Servirebbero 300 milioni, un capitale enorme, e invece ne abbiamo tre».

Gelo un giorno, freddo sempre – «È stato solo un episodio», raccontano dal Parini e dal Cartesio, al Parco Nord. «La scuola è una struttura dispersiva – aggiunge GianPaolo Ricci, vicepreside del Bottoni -. Il 9 gennaio alle 6 di mattina non sono partiti i riscaldamenti perché c’era poco gasolio nella cisterna. Funzionavano fino a venerdì 6, perché la segreteria era aperta, ma poi ha fatto molto freddo nel weekend. Nonostante l’arrivo dei tecnici, alle 9.40 abbiamo mandato a casa i ragazzi perché c’erano 15 gradi, ma nel pomeriggio gli insegnanti hanno partecipato regolarmente agli scrutini. Dal giorno dopo nessun problema». «È un problema di tutti e di sempre, non solo quest’anno», ribadisce ancora Vitali. E una ragazza del liceo Volta, in Buenos Aires, conferma: «Nella mia classe i caloriferi funzionano, ma fa comunque freddo. In palestra si congela».

Il 30 settembre è crollato il soffitto della scuola media Manzoni di Rho. Da allora è inagibile anche l'adiacente istituto professionale (Foto: Settegiorni)

Il 30 settembre è crollato il soffitto della scuola media Manzoni di Rho. Da allora è inagibile anche l’adiacente istituto professionale Olivetti (Foto: Settegiorni)

Soffitto crollato e lezioni in presidenza – La Città Metropolitana sembra latitare anche nelle scuole di Rho, a nord-ovest di Milano. I ragazzi dell’istituto professionale Olivetti sono “in trasferta” in un’altra sede dal 1 ottobre. Il giorno prima era crollato il soffitto della media adiacente, ferendo due studenti. La preside, preoccupata, aveva chiesto all’ex Provincia di fare un sopralluogo anche nella sua scuola: il verdetto è stato di soffitti pericolanti in tutto l’edificio, a tutti i piani. Da lì la struttura è diventata “indisponibile” e i 600 alunni (più un centinaio che frequentano i corsi serali) sono stati trasferiti nell’altro plesso dell’istituto: 1100 ragazzi dove di solito ce ne stanno 450. Gli studenti della scuola media sono rientrati in classe il 9 gennaio, dopo le feste, mentre quelli dell’Olivetti dovranno aspettare la fine di marzo per potersi sedere di nuovo ai propri banchi.
«La nostra seconda sede, che già ospita 21 classi, ha accolto anche le 29 del professionale – racconta la preside Michela Vittorio. – Siamo costretti a fare i turni tra mattina e pomeriggio, perché altrimenti non ci stiamo nelle aule, e abbiamo comunque dovuto ridurre le ore di insegnamento. Siamo arrivati a fare lezione anche in presidenza». L’edificio che ospita l’istituto ha 50 anni e necessiterebbe una manutenzione costante e puntuale. «Non posso prendermela per i tempi lunghi, sono quelli della pubblica amministrazione e finora sono stati rispettati – continua la preside. – Ma se la Città Metropolitana avesse fatto regolarmente manutenzione, ora non ci troveremmo in questa situazione».

Francesco Caligaris e Manuela Gatti