Alberghiero

Studenti al lavoro in un istituto alberghiero milanese

Per Maximiáno, figlio di genitori messicani che vivono a Milano, è il momento di iscriversi alle scuole superiori. La stessa cosa vale per Salimah, 14 anni, origine nigeriana ed esame di terza media superato a pieni voti. A differenza di cinque anni fa, dicono i dati, è assai più probabile che Maximiáno e Salimah non scelgano le aule di un istituto professionale, ma piuttosto le versioni di latino del liceo o gli studi di contabilità, diritto e informatica tipiche degli indirizzi tecnici.

È quanto si può leggere nei numeri forniti dall’area “Servizio statistica”, coordinata da Alberto Falletti, del Centro per l’innovazione e la sperimentazione educativa di Milano (Cisem). Lo storico dei frequentanti con cittadinanza non italiana, calcolato negli ultimi cinque anni scolastici, mostra la crescita percentuale di alunni filippini, peruviani, egiziani e cinesi nelle aule di licei e Iti di Milano e provincia.

Le cifre. Nei professionali gli studenti stranieri sono crollati dal 37,1% dell’anno scolastico 2010/2011 al 28,9% del 2012/2013. Quasi il dieci per cento in meno in due anni. A fronte, è cresciuta con lentezza e costanza la percentuale di frequentanti nei licei, passata dal 23,6% del 2010/2011 al 24,6% dell’anno dopo e al 25,3% del 2012/2013. La stessa cosa è avvenuta nei tecnici: 36,5% tre anni fa, 38,8% due anni fa, 40% l’anno scorso. I dati si riferiscono all’intero quinquennio di studi, e tengono conto dei soli corsi diurni nelle scuole statali e paritarie insieme.

Nonostante l’inversione di tendenza, le scuole professionali restano a oggi tra le più attrezzate per accogliere gli studenti stranieri. All’alberghiero Lagrange di via Litta Modignani, ad esempio, esiste da oltre dieci anni la figura di docente responsabile dell’accoglienza stranieri. Si chiama Stefano Zucca, insegna italiano e storia nelle classi per nove ore a settimana. Per le altre nove si occupa del Progetto Intercultura. L’inversione di tendenza non gli è sfuggita: «I numeri degli stranieri – osserva – seguono più o meno quelli dei flussi migratori e anche delle congiunture economiche. Ultimamente credo si stia registrando una contrazione, dovuta forse alla crisi che ha investito il nostro come altri Paesi occidentali».

I suoi alunni di lingua italiana, corso di supporto attivato dal Lagrange nonostante la scarsità di fondi, arrivano da tutte le parti del mondo portandosi dietro sempre la stesso bagaglio: una straordinaria forza di volontà. «Abbiamo avuto casi di ragazzi che hanno studiato da soli l’italiano, casi di alunni che dopo un anno in Italia hanno dovuto trasferirsi di nuovo e sono riusciti a riadattarsi, ragazze che sono riuscite a diplomarsi a costo di sfidare la mentalità della famiglia, ragazzi che dopo aver frequentato le lezioni facevano uno o due lavori per aiutare la famiglia», elenca Zucca. Che sintetizza la sua esperienza in un monito: «In generale, direi che le storie degli studenti stranieri insegnano a tutti che la volontà e l’impegno danno risultati strabilianti. Forse è ora che noi italiani cominciamo a imparare da loro».

Lucia Maffei