falck

 

La Città della Salute come centro d’eccellenza e punto di riferimento in Europa, nel settore dell’oncologia. Il primo lotto dell’area destinata alla costruzione de più grande progetto della sanità italiana, che comprende l’unione tra Istituto dei Tumori e Neurologico Besta, è stato consegnato al Comune di Sesto San Giovanni e alla Regione Lombardia il 9 marzo, alle 15.
Un piano imponente costato 450 milioni di euro di denaro pubblico (di cui 328 della Regione Lombardia e 40 del Governo) e progettato su 205mila metri quadri, sulle aree ex Falck (bonificate dalla società Milanosesto).

Pubblico e privato – «Il “modello Sesto” funziona. E lo dico da ministro dell’Ambiente». Ha esordito così Gian Luca Galletti, presente alla consegna ufficiale dell’area bonificata. «Siamo alla fine della prima parte di un percorso difficile: le procedure che ci eravamo immaginati hanno funzionato, l’accordo tra istituzioni e privati ha dato buoni risultati». Il ministro non ha nascosto però le criticità: «Questa è una delle zone più contaminate d’Italia, qui parliamo di un’industria pesante che ha operato per più di 100 anni con un impatto ambientale imponente». Costruire la Città della salute sull’ex Falck, però, non ha permesso solo di riqualificare il terreno sottostante, ma anche di evitare di consumare suolo nuovo. «Uno dei problemi dell’Italia è che abbiamo costruito troppo – ha proseguito Galletti – contribuendo all’inquinamento e alla fragilità del nostro Paese».

Sanità e scuola – L’elogio della collaborazione tra pubblico e privato è arrivato anche dal presidente di Regione Lombardia, Roberto Maroni: «Qui stiamo creando una cosa nuova, e proprio l’innovazione è la vocazione della Lombardia». Ma il Governatore ha anche lanciato un’anticipazione su quella che potrebbe essere un’altra delle destinazioni dell’ex acciaieria: «Proprio qui dovrebbero arrivare, e uso il condizionale, le università di Milano Bicocca e Statale – ha continuato Maroni – Stiamo pensando al progetto di una scuola di Specialità sul modello della Normale di Pisa, sempre nel settore dell’oncologia». L’area su cui sorgerà la Città della Salute, infatti, è solo una piccola porzione di quella occupata in passato dagli stabilimenti siderurgici.

 

Parola ai sindaci – A fare gli onori di casa c’erano anche i primi cittadini di Milano e Sesto San Giovanni, Beppe Sala e Monica Chittò. «Milano è città della creatività, del design, della moda e dell’artigianato, dove però anche la scienza e la tecnologia hanno un ruolo importante», ha detto Sala dal palco. «Vengo a controllare i lavori periodicamente, non come tecnico ma come primo cittadino – ha spiegato Chittò – Quando si parla di bonifiche si ha sempre un po’ di paura: noi, al contrario, abbiamo voluto che queste bonifiche fossero aperte alla cittadinanza, abbiamo organizzato giornate in cui i cittadini potessero vedere come proseguivano i lavori. Centinaia di sestesi hanno cominciato a vivere e occupare queste aree ben prima dell’inizio del cantiere e del taglio di qualunque nastro».

Incognita sui tempi – I lavori sarebbero dovuti iniziare nel 2017 ma la sentenza del Consiglio di Stato, ribaltando la decisione presa in primo grado dal Tar, ha accolto il ricorso presentato dalla società Salini Impregilo sui vizi della gara d’appalto per l’edificazione del Polo. Tutto ha avuto inizio nel 2014: la corruzione travolge ex esponenti politici, tra cui Primo Greganti (ex Pci), Gianstefano Frigerio (Dc), la Maltauro Spa (società di Vicenza che partecipa alla gara, travolta dall’arresto di Enrico Maltauro, suo rappresentante legale) e Antonio Rognoni, ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde. I magistrati scoprono che le manovre per indirizzare l’assegnazione del maxi appalto di Sesto, che vale 450 milioni di euro, proseguono dal 2012. L’8 maggio 2014, al momento degli arresti, le buste sono in mano alla commissione, ma la procedura si blocca perché risultano imputati sia chi dovrebbe giudicare l’appalto, sia un concorrente. La documentazione finisce sotto sequestro e l’impianto accusatorio porta tutti al patteggiamento il 27 novembre 2014. Anziché annullare il bando, Regione Lombardia e Infrastrutture Lombarde (la società della Regione per le grandi opere) decidono di considerare valide gara e graduatoria, salvando le offerte già arrivate e cambiando soltanto la commissione (che torna a riunirsi nel dicembre 2014). Nonostante Maltauro Spa sia arrivata sesta, la sua presenza rende, secondo la magistratura, illegittimo il risultato dell’intera gara: poiché una parte di valutazione per selezionare l’azienda vincitrice viene fatta attraverso il confronto tra le varie offerte, la presenza o l’assenza di un concorrente può modificare il calcolo dei punteggi. E’ per questo motivo che il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di Salini. Per il Presidente Maroni, però, nulla è da rifare: «C’è stato il solito intoppo (il ricorso al Tar, ndr) ed è quello che succede sempre in Italia, ma andremo avanti senza dover rifare la gara per l’aggiudicazione».