L'omicidio è avvenuto al settimo piano di un condominio in viale Edison 666 a Sesto San Giovanni

L’omicidio è avvenuto al settimo piano di un condominio in viale Edison 666 a Sesto San Giovanni

Così tante auto della polizia e dei carabinieri qui non si erano mai viste. Viale Edison 666 a Sesto San Giovanni, questa mattina si è svegliata con le sirene dell’ambulanza e le luci blu delle volanti. A rompere la vita tranquilla di questa zona industriale a est di Milano, fatta di palazzoni e anziani che portano a spasso i nipoti, un duplice omicidio. Due coniugi sono stati accoltellati nella notte di lunedì 14 dicembre dal figlio, Davide Mugnos, 26 anni, ora in stato di arresto. Le due vittime, Giuseppe Mugnos, 62 anni, e Francesca Re, 60, vivevano qui da più di trent’anni, erano conosciuti dai vicini che li descrivono come una famiglia tranquilla e riservata.
Al settimo piano della palazzina di viale Edison 666 ora è rimasta una tapparella sollevata, un tavolino, due sedie e un vaso senza fiori. Nessun addobbo natalizio. Solo un addobbo che pende dal balcone del piano di sopra ricorda che mancano pochi giorni a Natale. Ma qui non c’è aria di festa. I vicini, attoniti, non parlano, entrano ed escono dal cancello come tutte le mattine, molti con le lacrime agli occhi.
Mentre all’interno dell’appartamento i rilievi della Scientifica sono ancora in corso, fuori dalla palazzina si accalcano vicini e curiosi, molti accorsi dopo averlo sentito in tv.
A lanciare l’allarme, intorno alle 3:45 di questa notte, un condomino. Allertato dalle urla, il vicino, un poliziotto, si è precipitato al piano di sopra intimando al ragazzo di aprire la porta. Non ottenendo risposta, il vicino ha chiamato i soccorsi.
«So che il ragazzo non stava bene – racconta un inquilino del terzo piano – l’ho visto due sere fa qui in cortile con sua mamma, ma si vedeva che non era a posto». I condomini lo descrivono come un ragazzo semplice, solitario e taciturno. «Passeggiava sempre qui intorno con il suo cane Asia. Lui era juventino, io milanista – dice Antonino Trimarti, 73 annni, amico di famiglia – ci sfottevamo a vicenda. Gli piaceva lo sport, si divertiva con me a parlare di calcio, scherzavamo. La mamma era una persona amorevole, il padre non usciva spesso, non poteva camminare per un problema alla gamba». Altri vicini lo descrivono come un ragazzo strano, aggressivo e un po’ violento. Tutti concordano sul suo carattere solitario e taciturno. Per un periodo di qualche mese è stato in cura un centro, ma da qualche settimana era tornato a casa.

Elisabetta Invernizzi