ANSA/MATTEO CORNER

Nel 2022 Milano ha boccheggiato in cerca di aria pulita da respirare. Secondo i dati Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente), l’anno appena passato è stato il peggiore degli ultimi cinque. Il capoluogo lombardo ha trascorso tre mesi con l’inquinamento oltre le soglie stabilite dall’Oms e dalle direttive Ue. Per trovare indici analoghi bisogna risalire al 2017.

Aria peggiore ovunque – L’anno scorso in città è stato superato per 91 volte il limite massimo di concentrazione giornaliera del Pm10, cioè l’insieme di polveri sottili sospese nell’aria. La fase più critica è stata tra gennaio e marzo, ma anche a ottobre e a dicembre. Il peggioramento della qualità dell’aria è stato registrato in modo uniforme in tutte e quattro le centraline della città che misurano le emissioni. In via Senato (centro città) i giorni “neri”, cioè i giorni “fuori legge”, sono passati dai 61 del 2021 ai 91 del 2022. In viale Marche (nord), da 50 a 80; in via Pascal (est), da 52 a 56; al Verziere (centro città) da 30 a 46.

Troppe macchine – Tra le cause dell’aumento dello smog vi sarebbe la congestione stradale. Secondo le ultime analisi sulla mobilità, i passeggeri del metrò a Milano sono ancora un 20-25% in meno rispetto al periodo pre-Covid. La pandemia ha costretto parte dei clienti Atm a utilizzare la macchina per evitare i contagi. Sebbene un inizio di “ritorno alla normalità”, molti faticano ad abbandonare la propria vettura come mezzo di trasporto.

Mezzi pubblici più costosi – Lo scoraggiamento a utilizzare i mezzi pubblici potrebbe essere incentivato anche dall’aumento del prezzo sui ticket di Atm. Dal 9 gennaio il costo del biglietto ordinario è di 20 centesimi in più. «L’aumento delle tariffe è profondamente sbagliato, soprattutto in un momento in cui si chiede ai cittadini di lasciare l’auto a casa. L’aumento non è obbligatorio, il comune di Brescia non lo fa e a Bari l’abbonamento è straridotto a 20 euro», ha dichiarato al Corriere della Sera il capogruppo dei Verdi Carlo Monguzzi. Il Comune si è difeso dalle accuse sostenendo che la scelta sia stata causata dall’inflazione e dalla mancanza di fondi della regione Lombardia.

Il quadro normativo – I dati emersi rivelano l’inefficienza e l’insufficienza delle normative in materia di inquinamento. Gli ultimi limiti fissati dall’Unione Europea risalgono agli inizi del 2000 con la direttiva 2004/107/CE e direttiva 2008/50/CE. Solo nel 2021 le istituzioni hanno ripreso a occuparsi della questione: l’Oms ha dettato alcune linee guida che hanno portato nel 2022 la Commissione Europea a proporre una revisione delle direttive emanate che però non ha ancora avuto risvolti.