Baggio, quartiere della periferia ovest di Milano. Una parrocchia, cinque vie e 10mila residenti. Una tipica realtà di cintura, con caseggiati popolari, problemi di integrazione, disoccupazione e disagio sociale. Ma anche tanta solidarietà, da cui partire per costruire una comunità Il punto di riferimento è rappresentato da don Davide Baschirotto, parroco della chiesa di San Giovanni Bosco. Al servizio della comunità dal 2016, lavora ogni giorno con e per le persone. «Sono diventato prete nel 1993, avevo 31 anni», racconta. «Ho avuto l’incarico in diverse diocesi. Ho trascorso sette anni a Cinisello Balsamo, nove anni a Limbiate, sette a Seveso e infine sono arrivato a Baggio. Nelle precedenti esperienze mi occupavo solo degli oratori mentre qua sono il referente. Per gran parte delle mie esperienze ho sempre avuto a che fare con realtà popolari».

I progetti di Don Davide – Sono numerosi i progetti che Don Davide porta avanti nella diocesi di Baggio: dalla raccolta alimentare al centro di ascolto, dalle attività sportive al laboratorio di teatro. Attività fondamentali per unire la comunità e tenere impegnati i giovani del quartiere. «Ospitiamo un teatro in pianta stabile e tutto è nato in maniera casuale. Nell’estate del 2019 gli attori della compagnia Teatro Caboto erano in cerca di uno spazio in cui lavorare. Per caso sono venuti qua e io non ho avuto alcun problema ad ospitarli, creando uno spazio apposito», prosegue il parroco. «Ogni fine settimana realizzano uno spettacolo ed è importante per chi abita qua, perché si crea un clima di convivialità e cultura». Per i più giovani è stato creato anche un doposcuola gratuito. Un servizio per gli studenti fatto dagli studenti. «Ci sono due educatori che si occupano dei ragazzi delle scuole medie e delle superiori. Sono studenti universitari, regolarmente assunti grazie a un bando della regione in accordo con la diocesi. Le parrocchie devono investire con continuità anche in questo».

La sua filosofia – «Non do mai i soldi in mano a una persona, che io la conosca o meno. Trovo qualcosa per chiunque abbia voglia di lavorare. Il pane va guadagnato, regalare le cose non ha senso. L’aiuto certamente non si nega a nessuno, ma deve essere educativo», continua Don Davide. «Questo è successo con un ragazzo di colore. È venuto in chiesa per chiedere soldi e gli ho detto: “se li vuoi vieni qua domattina alle 8”. Da due anni a questa parte viene ogni giorno in parrocchia e mi dà una mano con vari lavoretti. Ora è assunto, mi fido di lui, gli lascio le chiavi di casa e mangia spesso da me. Si è creato un bel legame».

La comunità – «C’è molta collaborazione da parte della comunità e non è scontato», dice il parroco. «Ci sono diversi volontari che danno una mano per controllare la parrocchia, soprattutto la zona dietro la chiesa dove ci sono i campi sportivi e il baretto. Essendo tutto aperto a volte entrano delle pseudo bande di ragazzi che non vivono nemmeno in questo quartiere, quindi bisogna stare sempre attenti». Ognuno dà il proprio contributo come può, aumentando il senso di vicinanza e unione sociale anche nelle piccole cose. «La comunità ha sempre dimostrato enorme solidarietà specialmente in un periodo così critico. Rispetto alle solite 50 famiglie, le persone che chiedono aiuto da quando è iniziata la pandemia sono più che raddoppiate». In molti si sono mobilitati con la raccolta alimentare e offrendo piccoli contrbuti economici. «Grazie alle donazioni e ai fondi della parrocchia riusciamo anche a pagare le bollette a chi non può permetterselo; mentre con il supermercato qua vicino abbiamo fatto un accordo. Abbiamo deciso di mettere a disposizione dei buoni spesa da 25 euro, per permettere a chi ne ha bisogno di scegliersi personalmente i prodotti alimentari. Un’occasione per ridare alle persone anche una dignità di scelta».