Quattro ritratti per quattro candidati. In vista delle primarie del centro sinistra milanese, la Scuola di giornalismo Walter Tobagi racconta pregi e difetti, successi e fallimenti, sogni e progetti di Francesca Balzani, Antonio Iannetta, Piefrancesco Majorino e Giuseppe Sala. Per scoprire tutto, ma proprio tutto, su di loro.
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Giuseppe Sala, 57 anni, manager di successo, noto soprattutto per essere stato Mr Expo, è pronto al grande salto. Dopo aver completato la mission impossible dell’esposizione universale, ha accettato una nuova sfida. Raccogliere la doppia eredità di Expo e dei cinque anni di governo di centrosinista. Con l’appoggio, forse ingombrante, del Presidente del consiglio Matteo Renzi. E con il problema di dimostrare ai militanti orfani di Giuliano Pisapia che, sì, lui è un uomo di sinistra. Nonostante gli anni da city manager di Letizia Moratti. La sua candidatura preoccupa soprattutto chi teme che Milano diventi il laboratorio del “Partito della nazione”, la grande coalizione che dal Partito democratico arriva all’Ncd e ai verdiniani. Ma dalla sua non c’è solo Renzi: tra i suoi sostenitori anche i ministri Maria Elena Boschi, Maurizio Martina e Graziano Delrio, oltre a sette assessori della Giunta di Giuliano Pisapia. E lui è sicuro di essere «il candidato che fa più paura alla destra».
Francesca Balzani, 49 anni, attuale vicesindaco del Comune di Milano. È lei l’erede designata del sindaco Giuliano Pisapia, che infatti ha annunciato pubblicamente che alle primarie voterà per lei. Genovese di nascita ma milanese di adozione, Balzani è stata parlamentare europa del Partito Democratico: un’esperienza che l’ha segnata,e oggi le fa dire che vorrebbe una Milano ancora più internazionale. È considerata la vera sfidante di Sala, anche grazie all’esperienza di assessore al Bilancio a Genova prima e Milano poi. Ha la reputazione di amministratrice oculata – dice di aver risanato i conti di Palazzo Marino, in profondo rosso dopo l’era Moratti, e vanta successi nella lotta all’evasione fiscale – ma anche di donna tuttofare, mamma di tre figli piccoli sempre in grado di conciliare casa e lavoro. Chi la critica dice che è troppo sicura di sè e poco disposta all’autocritica. Lei si confessa: «Sono rigida, intransigente, severa con me stessa e con gli altri». La sua proposta di rendere gratuiti per tutti i mezzi pubblici di superficie ha fatto discutere. Basterà per recuperare i dieci punti percentuali che – secondo i sondaggi – la separano da Sala nelle preferenze degli elettori?
Pierfrancesco Majorino, 43 anni e già un curriculum politico di tutto rispetto. Iscritto ai giovani comunisti a 14 anni, fondatore del sindacato degli universitari Unione degli studenti, consigliere comunale e capogruppo Pd a Palazzo Marino. In cinque anni da assessore alle politiche sociali della giunta arancione di Pisapia si è fatto apprezzare per l’attenzione alle periferie, la gestione dell’emergenza migranti e la creazione del registro delle unioni civili. Per i suoi detrattori i suoi limiti sono caratteriali: troppo intransigente, un po’ permaloso, poco capace di mediare. A chi gli chiede di ritirarsi dalla corsa e appoggiare Francesca Balzani, con la possibilità di essere il suo vicesindaco, risponde: «Non cerco poltrone, la mia è una battaglia sulle idee». Reddito minimo comunale, vendita dello stadio di San Siro per finanziare lo sport in periferia, recupero dei 9mila alloggi sfitti in città. Sfide che promette di portare avanti anche se, come i sondaggi prevedono, non dovesse diventare il candidato sindaco del centrosinistra.
Antonio Iannetta, 41 anni, è il vero outsider di queste primarie. Manager del sociale, da quindici anni è direttore generale della sede milanese dell’Unione Italiana Sport per Tutti, la lotta all’inquinamento è in cima alla lista delle sue priorità. Le previsioni indicano che arriverà ultimo tra i quattro candidati. Pare che solo il 3% dei milanesi lo voterà. Lui spera in qualcosa di più e porta avanti la sua sfida senza grandi appoggi e con l’entusiasmo di chi non ha nulla da perdere. Lo chiamano “l’alieno” e a lui non dispiace: «Se vuol dire essere diversi dall’attuale politica, allora ben venga».