«Approfittare dell’opportunità offerta dall’ex-sito Expo per fare di milano Milano una Città della Scienza: uno spazio dove promuovere e difendere la cultura scientifica, che in Italia è guardata purtroppo con sospetto e ostilità». Sono state queste le parole del rettore dell’Università degli Studi di Milano, Gianluca Vago, durante il suo discorso di inaugurazione dell’anno accademico 2015-2016. Speranza descritta con le parole di Amos Oz, lo scrittore israeliano che proprio oggi veniva premiato dalla Statale con la laurea honoris causa: «La speranza non è una virtù per tempi tranquilli, ma è l’unica virtù di cui abbiamo necessità assoluta nelle epoche di instabilità e incertezza, come questa che stiamo vivendo; e la speranza abita il cuore di ogni uomo».
Nella rinnovata aula magna della sede centrale, in via Festa del Perdono, il rettore ha anche parlato dei successi della Statale. Primi tra tutti quelli accademici nella ricerca: 10% in più di progetti Horizon2020, 20 progetti vinti sui bandi 2015 della Fondazione Cariplo, 14 mila pubblicazioni scientifiche nel biennio 2014-15. Poi la riduzione dei fuori corso, il sostegno con le borse di studio agli studenti meritevoli e le immatricolazioni: 16mila quest’anno, record dal 2000 (anno di introduzione del sistema 3+2), ottenuto nonostante l’allargamento dei corsi a numero chiuso. «Uno sviluppo che ci porta ad avere sempre meno spazio – ha detto il rettore – ma a cui rispondiamo con ampi lavori nelle nostre sedi». Da via Mercalli a Città Studi al polo di Informatica, Vago ha elencato le sedi in ampliamento e ristrutturazione. Grandi lavori richiedono grandi finanziamenti, ma il rettore ha tenuto a ricordare come l’Università di Milano abbia una ricaduta positiva reale sull’economia: 20 mila posti di lavoro di indotto e una stima di 4,3 euro creati per ogni euro investito nell’ateneo.
Arricchita da due momenti musicali al pianoforte, la cerimonia è poi culminata con la consegna della laurea honoris causa allo scrittore israeliano Amos Oz. Il titolo magistrale in “Lingue e Culture per la comunicazione e la cooperazione internazionale” è stato ritirato dalla figlia Fania Oz-Salzberger. «È imbarazzante ricevere un premio per la mia attività di scrittore – ha detto Oz, assente alla cerimonia per motivi di salute, in un messaggio video di ringraziamento – per me scrivere è naturale come respirare». Oz ha anche inviato il testo di un suo racconto inedito intitolato: “L’Eredità del Barone”, letto alla platea dal capo della compagnia teatrale della Statale, Claudio Marconi.
Tra i più importanti autori del suo Paese, Oz ha descritto nei suoi romanzi e racconti la realtà dei kibbutz, oltre ad impegnarsi per decenni per la pace tra israeliani e palestinesi, da fondarsi sulla soluzione dei due Stati. Un impegno che gli è costato da parte di molti suoi connazionali l’appellativo di “traditore”. Proprio alla figura del traditore per eccellenza, Giuda, Oz si è ispirato per il suo ultimo romanzo, tra i capolavori letterari degli ultimi anni. A descrivere L’opera e il messaggio dello scrittore israeliano sono state le laudatio di Gianni Turchetta e Goffredo Fofi. Fofi in particolare ha parlato del «sentimento di responsabilità che Oz dimostra di fronte alla sua storia e al suo lavoro di narratore ma anche di fronte alla Storia con la maiuscola, che è Storia di tutti e che è quella di un Novecento tormentato e di un primo Duemila che non lo è di meno».
Antonio Lusardi