Il cratere formato dall’esplosione dell’autobomba. E’ profondo un metro e largo nove (foto: Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica per la Lombardia)

Milano, 27 Luglio 1993, via Palestro. Alle 23:14, un’esplosione da novanta chili di tritolo rompe il silenzio e squarcia il fianco del Padiglione di arte contemporanea, lasciando cinque morti a terra. A quasi vent’anni da quella strage, una delle tante attribuite a Cosa Nostra in quegli anni di guerra tra Stato e mafie, il Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica per la Lombardia e la Questura di Milano mostrano le immagini inedite di quella notte.

Il sostituto commissario Dario Redaelli, in servizio quella notte, fu il primo ad arrivare sul posto con l’auto di servizio, ed oggi mostra gli scatti della strage. C’è il Pac ancora integro e c’è la fiamma di gas che quattro ore più tardi ne farà crollare il tetto. C’è il cratere scavato dall’autobomba – nove metri di diametro, cinque in meno di quello in cui morirono il giudice Falcone e la scorta – e le macerie lungo il viale alberato. Un pezzo di cintura di sicurezza, uscito dall’auto utilizzata per l’attentato, venne recuperato a quattrocento metri di distanza dall’esplosione.

Poco meno di vent’anni più tardi, come hanno scritto i giudici dei processi fiorentini sulle stragi del ’93, l’attentato di via Palestro “è il meno conosciuto nella sua fase esecutiva e nei mandanti”. Milano aspetta, e ricorda.

Carlo Marsilli