Giornata di lauree al Politecnico di Milano, anche se le foto dei neo dottori e delle neo dottoresse rischiano di avere sullo sfondo una tenda grigia della decathlon, con dentro un sacco a pelo, bottiglie d’acqua e vestiti di cambio. È la tenda di Ilaria Lamera, studentessa di ingegneria ambientale, che ha deciso di protestare contro il caro affitti di Milano. Una settimana di “campeggio” di fronte alla facoltà che frequenta da quattro anni, nella città che le permette di studiare ma non un alloggio in cui vivere. I prezzi delle stanze sono proibitivi: 700 euro per le singole e oltre 450 per le doppie, utenze escluse. La protesta è pacifica e il cartello appeso fuori dalla tenda con scritto “Basta affitti insostenibili” rende chiari gli scopi di Ilaria. Molti si fermano, le parlano, si complimentano e alcuni le portano anche la colazione. Un passante: «Quello che fa è giusto e va sostenuta».

La tenda di Ilaria Lamera – Foto di Matilde Peretto

Ilaria, intanto come stai e com’è vivere in tenda?
«Sono stanchissima. Ho già dormito in tenda più volte, ma farlo in uno spazio rumoroso come questo non è facile».
E di notte?
«In realtà mi sento tranquilla anche se mi hanno detto di stare attenta. Però ho sempre compagnia, amici che mi vengono a trovare, persone che si fermano a parlarmi. Faccio anche delle assemblee aperte in cui chi vuole può raccontarmi la sua storia».
Oltre a “Basta affitti insostenibili”, il tuo slogan è anche “scoppiamo la bolla”, cosa intendi?
«Scoppiare la bolla speculativa degli affitti che pesa su Milano».
Quali potrebbero essere i modi per farla scoppiare?
«Ovviamente non sta a me proporre delle soluzioni al governo visto che paghiamo profumatamente persone per farlo (sorride, ndr), però si potrebbero investire i soldi del PNRR in fondi pubblici per risolvere questi problemi. Dare degli incentivi ai possessori di case per affittare a studenti invece che a piattaforme private come Airbnb. Oppure investire nella costruzione di nuovi studentati a prezzi accessibili che non costino come quelli già esistenti che hanno lo stesso prezzo delle stanze private».
Per la tenda come funziona: hai dovuto chiedere qualche autorizzazione?
«Manifestare è un diritto dei cittadini quindi ho semplicemente avvisato la Digos e la Polizia locale che mi sarei messa qui a protestare in modo pacifico. Loro hanno detto ok».
Hai scelto di far durare la protesta una settimana perché di più non puoi o perché sette giorni sono abbastanza?
«Perché di più non ce la faccio, oggi è il terzo giorno e sono già stanchissima. Questa notte dormirò a casa perché ho bisogno di una notte di tranquillità. E poi perché speravo che la mia protesta fosse presa d’esempio in altre città d’Italia, cosa che al momento non sta succedendo. Non replicherò, ma spero che qualcun altro lo faccia da qualche altra parte».
Qui al Politecnico qualcuno ti ha detto che vuole portare avanti la tua iniziativa?
«Tanti hanno detto di voler portare la tenda qui con me, ma molti sono fuori sede e non ce l’hanno. Anche se li ho spronati a farlo dicendo che una tenda costa 30 euro e che si può comprare ad ancora meno usata».

Ilaria con un amico – Foto di Matilde Peretto

Tu vieni dalla provincia di Bergamo, fare la pendolare non ti conviene?
«Sicuramente dal punto di vista economico conviene perché dovrei solo pagare la tessera dei trasporti che costa 110 euro al mese. Per una studentessa di ingegneria però perdere quattro ore in viaggio su trasporti su cui è difficile studiare è insostenibile, almeno per me».
Hai ricevuto delle critiche?
«Una cosa su cui mi criticano molto è appunto lo studio. Le persone che hanno fatto ingegneria da pendolari mi dicono “Beh, come ci sono riuscito io lo puoi fare anche tu”. Ma solo perché tante persone lo hanno fatto e sono sopravvissute, non vuol dire che devono criticare la mia scelta e la mia protesta. Lo sto facendo anche per loro, per cercare di migliorare la situazione e per non far più soffrire gli studenti con un carico di studio impegnativo costretti a fare i pendolari».
I tuoi famigliari e amici cosa pensano?
«Mi supportano molto e mi stimano tantissimo. Sono molto contenta e senza il loro supporto non potrei fare questa cosa».