Le prime informazione circolate sull’indagine si riferivano al governatore della Lombardia come «parte offesa». Ora Attilio Fontana si ritrova indagato e al centro dell’inchiesta per le tangenti che, nella mattinata di martedì 7 maggio, ha portato alla maxi retata da 43 arresti con il coinvolgimento dei vertici regionali di Forza Italia. Fontana è stato convocato lunedì prossimo 13 maggio dai pm milanesi per l’interrogatorio relativo all’accusa di abuso di ufficio.

La mossa del governatore che rinforza l’accusa dei pm milanesi – Giusto una settimana fa Attilio Fontana era andato in Procura a  Milano per chiedere se fossero vere le indiscrezioni su imminenti azioni giudiziarie in Regione, subodorando che qualcosa di grosso stava per accadere. Prima considerato parte lesa, ora il governatore lombardo compare tra gli indagati per abuso d’ufficio. L’episodio contestato è la nomina del suo socio di studio legale Luca Marsico a un incarico in Regione Lombardia. Marsico era stato candidato alle Regionali ma non eletto, così Gioacchino Caianello, ex coordinatore di Forza Italia a Varese arrestato, si sarebbe speso per “ricollocarlo”, proponendo a Fontana di nominare una terza persona alla Direzione formazione della Regione in cambio di consulenze a Marsico. Fontana aveva declinato la proposta, ma senza denunciare il tentativo di corruzione alle autorità. Poi il governatore avrebbe proposto alla giunta regionale di nominare Marsico tra i membri esterni di un «Nucleo di valutazione degli investimenti pubblici», un incarico da 11.500 euro l’anno e 180 euro a seduta. E intercettato nel marzo 2018 con Caianiello, dice: «Anch’io comunque ho voluto percorrere un’altra strada in modo che abbiamo delle alternative, poi insieme ci troviamo e decidiamo quale sia la migliore o magari tutte e due, vediamo». Una risposta che ha alleggerito inizialmente  la posizione del governatore lombardo agli occhi dei pm, rendendolo «parte offesa» di un tentativo di corruzione. Sempre secondo i pm, però, con la nomina del suo ex socio di studio Luca Marsico in Regione, Fontana avrebbe violato il principio di imparzialità perché quel posto non era di nomina “fiduciaria” ma si trattava di un incarico passato per un avviso pubblico a cui hanno partecipato circa 60 persone.

Fontana: «Non ho alcun timore» – «Non ho alcuna remora o alcun timore», ha detto il presidente della regione Lombardia riferendo in aula martedì pomeriggio. «Le scelte che ho compiuto dall’inizio della legislatura sono state ispirate alla valutazione delle competenze e all’insegna della più completa correttezza nel metodo e nell’iter procedurale, come dimostrano anche gli atti che abbiamo già consegnato all’autorità giudiziaria». Poche ore prima il leader del suo partito, il vicepremier con delega agli Interni Matteo Salvini, aveva dichiarato: «Se qualcuno ha tentato di corrompere un governatore leghista che non si è fatto corrompere sono doppiamente orgoglioso. Se c’è prova di colpevolezza tanti saluti a prescindere dal colore politico, però la colpa va dimostrata».

Il «grande burattinaio» – Un «sistema feudale», «uno spettacolo disarmante». Così le carte dell’inchiesta piombata sulla regione Lombardia definiscono il quadro di corruzione diffusa che intreccia gli interessi della politica con quelli dell’imprenditoria collusa con la cosca ‘ndranghetista dei Molluso. Sono 28 gli arresti – 12 in carcere, 16 ai domiciliari -,15 misure come l’obbligo di firma o di dimora, per un totale di 95 indagati. Un sistema corruttivo oliato con un «grande burattinaio», scrive il gip Raffaella Mascarino, di «ampi e rilevantissimi settori di amministrazione pubblica anche in Regione Lombardia».

Gli indagati – Tra gli indagati l’ex coordinatore provinciale di Forza Italia a Varese, Gioacchino Caianiello, già condannato per concussione ma che continuava a gestire il partito in quell’area. Altro personaggio chiave nella vicenda, arrestato con l’accusa di associazione a delinquere, sarebbe Pietro Tatarella, consigliere comunale milanese, anche lui in quota FI, candidato alle Europee del 26 maggio e, secondo le accuse, legato all’imprenditore del settore rifiuti e bonifiche Daniele D’Alfonso della Ecol-Service. Tatarella avrebbe favorito D’alfonso negli appalti dell’Amsa a Milano,Varese e a Novara in cambio di 5mila euro al mese e viaggi. Tatarella è stato subito sospeso dagli incarichi di partito insieme a un altro arrestato (per lui la misura dei domiciliari), il sottosegretario azzurro in Regione Fabio Altitonante, a cui il governatore Fontana ha intanto sospeso le deleghe. I magistrati hanno chiesto alla Camera l’autorizzazione all’arresto anche per il deputato di FI Guido Sozzani che operava per l’assegnazione degli appalti nel Varesotto e nel Novarese. Caianello, secondo la ricostruzione della Procura, sarebbe arrivato a farsi consegnare la «decima», ossia il 10 per cento degli emolumenti, dagli uomini chiave inseriti negli enti pubblici, per pilotare al ritmo di decine di migliaia di euro nomine e appalti milionari con mire anche sull’area ex Expo. Centro operativo degli scambi di favori e tangenti della cricca il ristorante da Berti, a due passi dalla sede della Regione, definito nelle intercettazioni «la mensa dei poveri».