«Non c’è nessun tunnel fra Ginevra e il Gran Sasso». Parola di Federico De Guio che, ricordando una vecchia gaffe dell’ex ministro all’Istruzione Mariastella Gelmini, fa sorridere il pubblico che ieri sera, 23 febbraio, si è raccolto nel palazzo comunale di Sesto San Giovanni per ascoltarlo parlare dell’infinitamente piccolo.
Lo scienziato – Sestese di nascita, Federico ha 33 anni, ha una laurea e un dottorato in Bicocca ed è un ricercatore del Cern (European organization for nuclear research) di Ginevra, il maggiore laboratorio al mondo per lo studio della fisica delle particelle elementari. In particolare, Federico lavora al Large hadron collider (il grande collisore di adroni, Lhc), l’acceleratore di particelle più grande e potente mai realizzato finora. Nel tunnel lungo 27 chilometri a cento metri di profondità fra Svizzera e Francia che lo costituisce, l’Lhc incrementa la velocità degli adroni (protoni e ioni pesanti) per farli scontrare e generare così quantità di energia in grado di far procedere l’indagine fisica sul bosone di Higgs, la particella di Dio.
La ricerca – «Ci sono voluti quasi due decenni di progettazione e messa a punto, e il lavoro di oltre tremila persone per la realizzazione del Cms detector», spiega Federico De Guio a proposito del Compact muon solenoid, il sistema di magneti che lavora a una temperatura di 271 gradi sotto lo zero e che lui utilizza per i suoi esperimenti all’Lhc. «Per vedere la collisione dei fasci di protoni accelerati, ci serviamo di macchine fotografiche molto complesse, in grado di scattare 40 milioni di fotografie al secondo», aggiunge il ricercatore.
L’ignoto – A Ginevra si indaga l’infinitamente piccolo, lottando contro quel 26,8% di materia e quel quasi 70% di energia oscure che impediscono all’uomo una conoscenza totale del mondo e della materia che lo circondano. «Si indaga sui momenti subito successivi al Big bang, anche per capire se esistano dimensioni della materia che non sono visibili e che ancora non conosciamo. Ne percepiamo l’esistenza, ma non le vediamo ancora», continua De Guio.
L’appuntamento – L’incontro di ieri sera è servito anche a presentare la visita al Cern di Ginevra del prossimo 18 marzo. Sarà proprio Federico De Guio a fare da guida ai 50 cittadini (sestesi e non) che hanno partecipato all’estrazione e sono stati scelti per visitare il centro di ricerca in Svizzera, per vedere con i propri occhi il luogo dove si è fatta e si continua a fare la storia. E a chi fosse scettico sull’utilità di una ricerca scientifica tipo quella che si fa al Cern, De Guio ricorda la nascita del World wide web: nel 1989, il ricercatore del Cern Tim Berners-Lee cambiò il mondo.
E lo spazio? – C’è chi, però, con le aspettative di un’immediata incisività della ricerca ginevrina si spinge un po’ troppo in là. Federico De Guio, alla domanda di uno spettatore se per caso il Cern abbia in qualche modo contribuito alla scoperta del sistema solare con sette pianeti “gemelli” della Terra, risponde: «Il Cern si occupa dell’infinitamente piccolo. Non guardiamo mai verso il cielo».