Un tassista abusivo è stato arrestato a Milano, il 18 gennaio 2018, con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di due donne. Gli episodi risalirebbero al 24 luglio 2016 e all’11 novembre 2017. In entrambi i casi la modalità sarebbe stata sempre la stessa: offriva loro un passaggio fuori dalla discoteca Old Fashion, lasciava scendere gli altri passeggeri e, una volta rimasti soli, le violentava, approfittando della scarsa lucidità delle ragazze. L’uomo momento del fermo non avrebbe detto nulla.

L’aggressore – L’uomo è un cittadino di origine albanese, trentenne, da molti anni residente in Italia. Lavorava a Legnano, nella pizzeria di famiglia, e aveva qualche precedente penale, ma niente di riconducibile ad altre violenze sessuali. Ad avviare l’indagine, la denuncia dell’ultima ragazza aggredita che, dopo l’episodio, aveva deciso di farsi visitare da alcuni medici. Gli stupri, quindi, sono stati confermati dal centro Soccorso Violenza Sessuale della clinica Mangiagalli, di Milano.

Le ricostruzioni e il particolare – L’alterazione psico-fisica delle vittime, dopo le nottate passate in discoteca e, probabilmente, dopo l’uso di alcolici, ha fatto sì che, all’inizio, non venissero ricordati tanti particolari dell’accaduto. Due, però, le prove determinanti contro l’uomo: il ritrovamento sui corpi di entrambe le ragazze di tracce biologiche, confermate poi dalle analisi del Dna, e il particolare di un grosso cuore rosso, di stoffa, appeso allo specchietto retrovisore del suo abitacolo. Gli investigatori, guidati da Lorenzo Bucossi, sono riusciti a individuare l’oggetto grazie alle immagini girate dal cellulare di una delle due vittime che, mentre si faceva riaccompagnare a casa con alcuni amici (scesi prima di lei), l’ha inquadrato per caso.

Criminale seriale – Durante le indagini, la Squadra mobile aveva isolato 15 auto segnalate come taxi abusivi notturni. Ma l’uomo è stato individuato grazie al riconoscimento fotografico e alla conferma del particolare del cuore appeso in macchina. Per gli inquirenti, viste le modalità, potrebbe trattarsi di un criminale seriale. E, in questo caso, la preoccupazione andrebbe alle eventuali altre vittime, spesso non intenzionate a denunciare perché frenate dai ricordi confusi e dai sensi di colpa. «È importante che le donne vengano a conoscenza di quello che è successo ad altre donne, perché la conoscenza rappresenta la vera medicina per evitare altri episodi e perché le vittime denuncino», ha detto il procuratore aggiunto Maria Letizia Mannella in conferenza stampa.