Abedini è un uomo libero. Dopo 28 giorni di detenzione, domenica 12 gennaio ha lasciato il carcere di Opera e ha fatto ritorno a Teheran. Era stato fermato a Malpensa il 16 dicembre su mandato di arresto internazionale con l’accusa di aver esportato materiali tecnologici statunitensi in Iran. Gli stessi utilizzati, secondo l’Fbi, per l’attacco alla base americana Tower 22 in Giordania, dove lo scorso 28 gennaio persero la vita tre militari statunitensi. Da settimane si vociferava che l’arresto della giornalista Cecilia Sala in Iran, avvenuto solo tre giorni dopo quello di Mohammad Abedini Najafabadi – soprannominato “l’uomo dei droni” – fosse connesso a questa vicenda. Tuttavia, il governo aveva sempre smentito queste voci, ribadendo che fossero vicende parallele ma non congiunte. Ora i dubbi sull’intreccio di questi due casi sembrano non esserci più.
La decisione di Nordio – Era prevista per il 15 gennaio l’udienza di Abedini davanti alla Corte d’Appello di Milano, ma il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha deciso di accelerare i tempi. L’ha fatto appellandosi all’articolo 718 di procedura penale, che di fatto gli dà l’autorità di scavalcare l’autorità giudiziaria e revocare l’ordine di custodia. La richiesta di scarcerazione si fonda principalmente su tre punti. La violazione dell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA), a cui l’Fbi fa riferimento nell’atto di accusa del 38enne, non ha riscontro nel codice penale italiano. In secondo luogo, i Pasadaran, a cui Abedini avrebbe venduto i droni, rappresentano un’organizzazione terroristica per gli Usa, ma non per l’Europa. Infine, non ci sono prove che gli strumenti venduti dall’ingegnere al proprio Paese avessero come fine l’utilizzo militare.
Le reazioni dell’opposizione – «Credo sia abbastanza chiaro che ci fosse questo scambio con Cecilia Sala. Eviterei da parte del governo di dire che non c’è stato, ha fatto bene a farlo» ha affermato il leader di Azione Carlo Calenda. «Credo che ogni mezzo utile per la liberazione di un o una nostro/a connazionale sia valido» ha commentato Brando Benifei, eurodeputato del Pd. Anche Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e parlamentare di AVS, si è dimostrato favorevole alla scarcerazione di Abedini aggiungendo, tuttavia: «Una volta le decisioni per difendere gli interessi nazionali le prendevamo in autonomia, nel rispetto della sovranità nazionale: oggi chiediamo il permesso ad altri paesi esteri, in questo caso agli Usa, facendoci rimpiangere Craxi ai tempi di Sigonella del lontano 1985».