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Ad ascoltare il ministro Mauro che parlava alla Camera di come è morto Giuseppe La Rosa non c’era quasi nessuno. Ma le reazioni politiche alla scomparsa del capitano in Afghanistan sono state tante. Il primo a prendere la parola è il grillino Alessandro Di Battista, che non solo ha pronunciato parole forti come «la guerra ci fa schifo», ma ha anche replicato alle parole del ministro della Difesa che aveva definito La Rosa «un eroe». «Beata la terra che non ha bisogno di eroi», ha esordito Di Battista citando Bertold Brecht. «L’articolo 11 della Costituzione dice che l’Italia ripudia la guerra. Invece abbiamo dato l’ok a proseguire la missione in Afghanistan, ma se i talebani ci attaccano che facciamo?».

Una risposta ce l’ha Ignazio La Russa, che chiarisce che la missione in Afghanistan, «perlomeno sotto i governi Berlusconi», non è mai stata presentata come «una passeggiata», ma come una necessaria difesa della libertà e della sicurezza.

Restano però i dubbi sulla natura stessa della presenza militare italiana a Kabul, espressi dal deputato della Lega Nicola Molteni: «Dobbiamo domandarci cosa stiamo a fare in Afghanistan, il nostro unico interesse è il rapporto che ci lega agli Stati Uniti». E la cantilena sul «rispettare gli impegni presi» non piace a Sinistra ecologia e libertà, che per bocca del caporgruppo Antonio Scotto ribadisce la necessità di anticipare l’uscita dal paese entro la fine dell’anno. «Non vogliamo lasciare soli gli afghani», puntualizza però il deputato di Sel, che propone di destinare il 30 per cento di ogni euro risparmiato dalla missione a investimenti in cooperazione.

Su come usare i soldi ha un’idea ancora diversa il Pd. Dato che in Afghanistan dobbiamo restare fino al 2014 – è il pensiero di fondo – sarà opportuno investire di più «sul versante dell’addestramento e della sicurezza dei militari impegnati in missione, con uno spostamento di risorse, se necessario, dai fondi destinati per l’acquisto degli armamenti». Sono parole di Gianpiero Scanu, capogruppo del Pd in commissione Difesa, davanti a un emiciclo semivuoto.

Lucia Maffei