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È stato eletto segretario con una maggioranza e un’affluenza ben più larghe delle attese. Ora per Matteo Renzi è tempo di passare dalla rottamazione alla costruzione. Di un progetto politico credibile e da attuare subito, già nel governo Letta. Ecco i punti principali del suo programma.

1) Legge elettorale: la grande priorità per il neo segretario del Pd è la riforma della Legge Elettorale. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 4 dicembre, che ha bocciato il Porcellum (e in particolare il premio di maggioranza e l’impossibilità di esprimere le preferenza nelle liste), il banco di prova del governo Letta sembra essere proprio la scelta di un nuovo modello di legge. La strada preferita di Renzi è quella del doppio turno di collegio, ricalcando in questo modo il modello elettivo dei sindaci italiani, ma non è l’unica. L’ipotesi più accreditata rimane l’introduzione del Mattarellum, la precedente legge elettorale abrogata nel 2005, che prevede un sistema maggioritario.

2) Abolizione del bicameralismo: “tagliare le duplicazioni e le ridondanze del bicameralismo perfetto e qualificare in modo nuovo ed essenziale il Senato”. Questa è l’intenzione di Matteo Renzi che, forte dell’appoggio di Napolitano, punta a un modello simile al Bundesrat tedesco o al senato francese: trasformare il Senato in una Camera dei rappresentanti provinciali. L’abolizione del bicameralismo, così come voluto dallo stesso Letta, passa anche dalla riduzione del numero di parlamentari, attualmente 945(più sei senatori a vita). Già nel 2011 erano state presentate da Zanda (Pd), Benedetti Valentini (Pdl) e Bodegna (Lega) diverse proposte per intervenire sugli articoli 56 e 57 che riguardano la composizione del Parlamento e ridurre il numero di deputati e senatori. La maggioranza dei parlamentari si era detta favorevole, ma ancora non c’è stata l’approvazione dei due rami del Parlamento.

3) Abolizione del finanziamento pubblico ai partiti:  la rinuncia ai rimborsi elettorali è un tema che Matteo Renzi ha ripreso più volte, sia nelle primarie del 2012 sia in quelle del 2013. Beppe Grillo, che ne ha fatto un vero e proprio cavallo di battaglia,  ha “sfidato” il sindaco di Firenze con un tweet in cui gli chiedeva esplicitamente di rinunciare ai rimborsi previsti dal Pd. E la risposta di Renzi non si è fatta attendere: “Caro Beppe Grillo, ti rispondo nei prossimi giorni con una sorpresina che ti sto preparando”. La sua intenzione (così come quella di Letta a suo tempo) di presentare una legge che abolisca il finanziamento pubblico ai partiti è sempre stata chiara. E così quella di lasciare ai privati la possibilità di finanziare le campagne elettorali. Dario Nardella, deputato Pd e vice sindaco di Firenze, aveva già depositato alla Camera nel maggio di quest’anno la proposta “Scegli tu” per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Ad aprile dieci senatori renziani (Andrea Marcucci, Rosa Maria De Giorgi, Stefano Collina, Nadia Ginetti, Roberto Cociancich, Laura Cantini, Mauro Del Barba, Isabella De Monte, Stefano Lepri e Mario Morgoni)  avevano proposto un ddl per l’abolizione del finanziamento e per “studiare meccanismi alternativi che prevedano il contributo diretto dei cittadini”. In entrambi i casi, non se n’è fatto nulla.

4) Abolizione delle Province: Secondo Renzi, le Province vanno abolite tutte e subito. Nei territori con almeno 500 mila abitanti si può lasciare alle Regioni la facoltà di istituire enti di secondo grado, espressione dei Comuni, per la gestione dei servizi a rete. Il 20 agosto Angelino Alfano aveva presentato un ddl per l’abolizione delle Province, proposta di cui ancora non è cominciato l’esame.

5) Stati Uniti d’Europa: Matteo Renzi è dichiaratamente europeista e nei documenti congressuali ha dedicato molto spazio all’Europa e all’Unione Europea. Renzi vuole arrivare a un’integrazione politica e alla formazione degli Stati Uniti d’Europa. Quindi elezione diretta del Presidente della Commissione europea, formazione di un esercito europeo, bilancio proprio dell’Ue, estensione del mandato della Bce sull’esempio della Fed, servizio civile europeo per tutti, integrazione normative europee sul lavoro e una politica estera comune. Una posizione che molti condividono, ma anche un percorso difficile da attuare in tempi brevi, per le resistenze nazionali e internazionali che ha sempre suscitato.

Maria Elena Zanini