Domenica 25 e lunedì 26 maggio i cittadini di 117 comuni italiani, di cui 31 con oltre 15mila abitanti e quattro capoluoghi di provincia, saranno chiamati a scegliere i propri sindaci e a rinnovare i consigli comunali. I seggi resteranno aperti domenica dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15. In caso di ballottaggio, si tornerà a votare l’8 e il 9 giugno, in contemporanea con il referendum su cittadinanza e lavoro. Nei comuni sopra i 15mila abitanti sarà possibile il voto disgiunto, ovvero scegliere un candidato sindaco e una lista non collegata. Ogni elettore potrà esprimere fino a due preferenze, purché di genere diverso. Nei centri più piccoli, invece, il sistema resta più lineare: niente voto disgiunto e una sola preferenza. Tra i comuni al voto spiccano Genova, Ravenna, Matera e Taranto. Città diverse, ma accomunate da un quadro politico complesso e polarizzato.
Genova – Tra i comuni più importanti chiamati al voto in questa tornata amministrativa c’è Genova, dove l’uscita di Marco Bucci, diventato presidente della Regione Liguria, ha aperto la corsa a Palazzo Tursi. La partita è tra un centrodestra compatto che schiera Pietro Piciocchi, vice sindaco reggente, e un centrosinistra che punta su Silvia Salis, vicepresidente del Coni. I sondaggi danno un leggero vantaggio al centrosinistra, ma la corsa è aperta.
Ravenna – A Ravenna la vittoria al primo turno del candidato dem Alessandro Barattoni sembra quasi una formalità. Qui il centrosinistra presenta una coalizione amplissima, mentre il centrodestra si presenta diviso e in ordine sparso. FI e FdI appoggiano Nicola Grandi, la Lega Alvaro Ancisi. Sono sette i candidati sindaci per succedere a Michele De Pascale, eletto anche lui a presidente della Regione. Accanto ai tre nomi sopra citati, troviamo Maurizio Miserocchi di Ravenna al Centro, Giovanni Morgese di Democrazia Cristiana, Marisa Iannucci (Ravenna in Comune, Rifondazione comunista, Potere al Popolo, Pci) e Veronica Verlicchi (La Pigna).
Matera – A Matera, invece, regna la frammentazione: cinque candidati, tre dei quali provenienti dal centrosinistra. Prova a ricandidarsi Domenico Bennardi, che ancora una volta corre con il Movimento 5 Stelle. Il centrodestra tenta l’assalto con Antonio Nicoletti, ma la possibilità di un ballottaggio è molto alta. Terzo nome che comparirà sulla scheda elettorale sarà quello di Luca Prisco, sostenuto dalla lista civica Democrazia materana. In lizza anche l’avvocato Vincenzo Santochirico e per la sinistra progressista Roberto Cifarelli.
Taranto – Taranto è forse il caso più emblematico del caos politico. Centrodestra e centrosinistra si presentano entrambi spaccati, con la Lega che corre senza simbolo e il Movimento 5 Stelle fuori da ogni alleanza. I pentastellati hanno presentato la candidatura a sindaco della giornalista Annagrazia Angolano. Il Partito Democratico sostiene Piero Bitetti, ex presidente del consiglio comunale ed esponente del movimento Con. Luca Lazzaro è il candidato sostenuto dal centrodestra. Tra i candidati a sindaco di Taranto c’è anche l’avvocato Francesco Tacente, presidente uscente del Consorzio trasporti pubblici. Mirko Di Bello corre infine per la coalizione Adesso.
Gli “impresentabili” – A oscurare il dibattito politico è anche il ritorno del tema dei candidati impresentabili. Sono 23 i nomi segnalati dalla Commissione parlamentare Antimafia per la loro posizione giudiziaria. Taranto guida questa poco onorevole classifica, con cinque nomi sotto osservazione per reati che vanno dall’usura al traffico di influenze. Un caso anche a Matera, uno a Giugliano in Campania, altri a Lamezia Terme e Rende. A completare il quadro, diversi ex amministratori che si ricandidano nei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. Chiara Colosimo, presidente della Commissione Antimafia, è stata chiara: «Continuiamo a chiedere liste pulite e maggiore attenzione nella selezione dei candidati». A pesare sarà anche il dato sull’affluenza, che negli ultimi anni ha mostrato una tendenza in calo costante. Tuttavia, il gran numero di liste e candidati (solo a Taranto se ne contano 900 per 32 seggi) potrebbe riportare al voto una quota più ampia di cittadini, attratti dalla competizione locale e dalla possibilità di incidere concretamente.