È il responsabile della formazione della neonata scuola di formazione politica della Lega, è il paladino della flat tax e sulle sua vicenda giudiziaria potrebbe giocarsi il futuro del governo. Dai giovani socialisti all’amicizia con Craxi, passando per uno 0,6% alle comunali di Genova, tutto per arrivare al sottosegretariato con la Lega di Matteo Salvini. Armando Siri, sottosegretario ai Trasporti indagato per corruzione, è la figura al centro delle cronache che rischia di separare ancora di più i due partiti di governo.

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Bettino Craxi

La gioventù socialista – Genova 1990, il sindaco è Romano Merlo e un Armando Siri poco più che ventenne viene eletto segretario dei giovani socialisti liguri in un clima che, sotto la guida di Craxi, prometteva unità a sinistra e l’abbandono del sistema del pentapartito. Negli anni che precedono Tangentopoli si avvicina molto al leader socialista di cui vanta, anche sul suo sito personale, una “collaborazione assidua e un’amicizia personale” ma Mani Pulite arriverà come una palla da demolizione sulla sua carriera politica nella sinistra italiana. «Dopo l’esilio di Craxi, sono stato in visita a Hammamet, avevo 17 anni. Sono convinto tuttora che Craxi sia stato l’ uomo che ha rotto gli schemi in Italia», diceva Siri nel 2012 in un intervista per La Repubblica parlando del suo amico-mentore.

La televisione – È il momento di reinventarsi: Siri sa stare davanti a una telecamera, sa farsi capire e, da buon politico, convince. Grazie alle sue doti e, si dice, a una leggera somiglianza al giovane Vittorio Sgarbi, Tele Genova gli assegna una rubrica quotidiana: La Bocca della Verità, quasi una gemella della più famosa Sgarbi Quotidiani. Tutti i giorni tra il 1994 e il 1998 Armando Siri si lancia in invettive contro il centrosinistra della seconda repubblica e trova nel giornalismo e nella scrittura dei libri la professione che fa al caso suo. Contro la sinistra del suo tempo e a memoria del sogno unitario dei primi anni Novanta, nel ’97 pubblica La beffa. Unità socialista: storia di un’occasione mancata, (D’Alessandro). I suoi legami con Craxi non cessano mai, come testimonia anche una serie di missive che i due si scambiavano durante l’esilio tunisino dell’ormai ex leader socialista. Alla morte del segretario del Garofano nel 2000, Siri è a Milano a lavorare al Tg5 di Berlusconi.

Il ritorno in politica – «Tu sei la chiave». Chi era a Genova ai tempi delle comunali del 2012, sicuramente ricorderà questo slogan. Era il motto di Pin, il partito Italia nuova ed era stampato su tutti gli autobus della città. L’esperimento politico indipendente di Siri tra il 2011 e il 2012 si è fermato allo 0,62% ma non è stato vano. È proprio in questi anni che avviene la sua riscoperta della flat tax, il cavallo di battaglia che, tra gli altri punti, ha portato la Lega al governo. Più la passione per l’aliquota unica cresceva, più si stringevano i rapporti con Matteo Salvini fino ad arrivare all’ingresso di Siri nel Carroccio. In campagna elettorale è stato consigliere fidato del ministro dell’Interno suggerendogli di far visita al presidente Trump quando era ancora candidato presidente e di avere un occhio lungo per la Russia. Le sanzioni dell’Unione Europea, infatti, danneggiano molti imprenditori italiani i cui voti sono finiti nelle tasche del capitano proprio grazie alle promesse suggerite da Siri.

Siri al governo – Dopo il 4 marzo il suo nome è stato sussurrato da nientemeno che Luigi Di Maio come possibile sostituto di Paolo Savona, quando il Quirinale aveva posto il veto per la direzione del ministero dell’Economia, ma poi è approdato alle telecomunicazioni. I leghisti duri e puri guardano con sospetto al rapporto tra Siri e il Capitano e gli rinfacciano di non essere un paladino dello stile Pontida. Ora è sottosegretario delle Infrastrutture e dei Trasporti e la sua ultima vicenda giudiziaria, dopo il patteggiamento del 2014 raccontato da l’Espresso per bancarotta fraudolenta, rischia di mettere in crisi il governo Lega-Cinquestelle. I due alleati di governo da settimane litigano sulle dimissioni del sottosegretario, invocate dai pentastellati a causa di una palazzina a Bresso (Mi) che sarebbe stata acquisita con dei fondi di dubbia provenienza.