Martedì 31 gennaio il parlamento è stato teatro di scintille tra la maggioranza di governo e l’opposizione, tanto che il presidente della Camera dei Deputati Lorenzo Fontana ha autorizzato l’istituzione del Giurì d’onore. La commissione verificherà se le accuse di Giovanni Donzelli, parlamentare nell’entourage della premier Giorgia Meloni, abbiano leso l’onorabilità di alcuni deputati dem. Secondo fonti interne al parlamento il Giurì sarà convocato entro una settimana.

Che cos’è – Il Giurì d’onore è una commissione parlamentare speciale, cioè non permanente, il cui utilizzo viene regolato dall’art. 58 del Regolamento della Camera: “Quando nel corso di una discussione un deputato sia accusato di fatti che ledano la sua onorabilità, egli può chiedere al Presidente della Camera di nominare una Commissione che giudichi la fondatezza dell’accusa”. Come tutte le commissioni speciali, anche il Giurì d’onore si compone in modo da rispecchiare la proporzione dei gruppi parlamentari.

Nella prassi parlamentare si reputa che ci siano i presupposti per richiedere un Giurì d’onore quando si verificano tre condizioni:

  • L’addebito diretto e personale da un deputato ad un altro durante una discussione parlamentare.
  • L’attribuzione di fatti determinati, quindi non la sola manifestazione di un giudizio o un’opinione.
  • La possibilità che la Commissione, non avendo poteri coercitivi, acquisisca informazioni attraverso testimonianze spontanee delle persone coinvolte.

Procedura ed esito – L’obiettivo del Giurì d’Onore è quello di produrre, entro un termine stabilito dal presidente della Camera, delle conclusioni da presentare all’assemblea, che ne deve “prendere atto senza dibattito né votazione”. La Commissione, cioè, realizza una vera e propria indagine servendosi di testimonianze e prove, alla fine della quale può solo dichiarare se c’è stata o no una violazione dell’onorabilità. Il giudizio viene poi comunicato alla Camera, che a sua discrezione prende le decisioni che reputa più opportune.

Gli antefatti – L’autore dell’accusa che sarà oggetto di indagini è stato il deputato Giovanni Donzelli, responsabile dell’organizzazione di Fratelli D’Italia e vicepresidente del Copasir, il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica. Durante la seduta parlamentare per esaminare la proposta di legge sull’istituzione della commissione antimafia, Donzelli è intervenuto alla Camera accusando gli onorevoli del Pd Serracchiani, Verini, Lai e Orlando di aver incoraggiato nella sua battaglia Alfredo Cospito, l’anarchico al 41 bis in sciopero della fame da oltre 100 giorni. Per aggravare l’accusa, il deputato di Fdi ha citato intercettazioni riportate in «documenti che si trovano al Ministero della Giustizia» da cui emerge che, nello stesso giorno della visita dei parlamentari dem, Cospito avrebbe ricevuto messaggi di solidarietà da altri detenuti mafiosi al 41 bis con cui trascorreva le sue ore di socialità. Donzelli ha allora mosso la stoccata: «Io voglio sapere se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi». Le reazioni di sdegno da parte dell’opposizione sono state immediate e l’onorevole del Pd Federico Fornaro è intervenuto richiedendo di istituire «una commissione, un giurì d’onore secondo il regolamento della Camera, che giudichi la fondatezza dell’accusa di Donzelli, che ha leso l’onorabilità dell’onorevole Serracchiani e del Pd».

Precedenti – La convocazione del Giurì d’onore è uno strumento poco usato nella prassi parlamentare e che di solito viene evitato grazie alle scuse dell’accusatore. Così avvenne nel 2009 dopo che Maurizio Paniz, Forza Italia, accusò Marco Minniti di non essersi dimesso da sottosegretario all’Economia mentre era indagato. Non mancano però dei precedenti in cui il Giurì fu istituito: le accuse di Francesco Barbato (Italia dei Valori) lo resero operativo in due situazioni, nel 2010 e nel 2012. La commissione fu convocata anche nel 2004 a causa delle parole di Benito Paolone, di Alleanza Nazionale.